Un digiuno che ci riannoda a noi stessi

Riflessione al Clero, nel ritiro spirituale d’inizio quaresima
07-03-2019

«Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona» (Is 55, 6-7).

Questo passo del profeta Isaia è stato letto stamane come lettura breve nella recita comunitaria dell’ora media all’inizio del nostro ritiro. Riecheggino adesso in questa meditazione almeno due frasi. Anzitutto l’esortazione a cercare il Signore. Essa riprende per alcuni aspetti la lettura del profeta Gioele nella Messa del mercoledì delle ceneri: «Ritornate a me con tutto il cuore» (2, 12). L’altra frase che porto alla comune attenzione è quella con cui Isaia invita alla fiducia: perché il nostro Dio largamente perdona.

Impegniamoci, allora, nel cammino quaresimale, sapendo che il Signore ha già aperto per noi le sue braccia. Il figlio prodigo della parabola questo non lo sapeva, prima di avviarsi per tornare alla casa del padre; l’ha sperimentato dopo. Noi, invece, lo sappiamo già. Guardiamo, infatti, Gesù in croce: ha le braccia aperte e questo sguardo può fare da pendant alle parole Paolo ascoltate ancora ieri: «lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5, 20). È l’offerta della grazia e la grazia del perdono. L’Apostolo, però, sembra voglia dirci: permettete a Dio di riconciliarvi con Lui.

Oh, l’umiltà di Dio! È ancora la Croce, che si staglia davanti ai nostri occhi. Sotto lo sguardo di Gesù crocifisso entriamo, allora, nella nostra meditazione.