Si traveste da angelo di luce

Meditazione quaresimale al Clero diocesano e consegna della Lettera Pastorale
27-02-2020

Il tema del ritiro spirituale per l’inizio di questa Santa Quaresima 2020 – che poi è anche il tema della Lettera pastorale che in quest’occasione vi è consegnata – è tratto da un particolare ammonimento presente in 2Cor 11,14-15. San Paolo sta parlando di alcuni imbroglioni che, attivi in Corinto, si camuffavano da veri apostoli di Cristo. Contro di loro l’Apostolo lancia una terribile accusa: pretendono di essere ministri di Cristo, ma in realtà sono ministri e strumenti del demonio! Ecco il testo: «anche Satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere».

Il discernimento per smascherare l’angelo di luce

La figura dell’angelo di luce evocata da san Paolo non si trova in alcun testo veterotestamentario; se ne tratta, però, in alcuni testi ebraici, come nell’apocrifa Vita di Adamo, dove si narra che, quando la tentò per la seconda volta, alla fine della vita per distoglierla dalla penitenza, Satana sarebbe comparso a Eva assumendo la forma di un angelo luminoso.

L’immagine si trova poi ripresa frequentemente anche nella letteratura cristiana. Nella lettera pastorale troverete un rimando ad un passo di sant’Ambrogio. Qui, per il suo richiamo mariano scelgo di citare san Bernardo, nel suo commento a Lc 1,29: A queste parole ella fu molto turbata. Bernardo ritiene che il turbamento della Vergine sia dovuto al timore che si trattasse di un’illusione diabolica. Scrive infatti: «Sciebat prudens virgo, quod saepe angelus Satanae transfigurat se in angelus lucis…». Fermiamoci qualche momento su queste parole. San Bernardo dice che la vergine Maria è prudens. Nel linguaggio dell’epoca (e questo ancora fino a san Tommaso) la virtù della prudenza era intesa come capacità di fare discernimento. La Vergine prudente è, dunque, la «madre del discernimento». Con la virtù della prudenza, Bernardo riconosce presente in Maria anche la virtù dell’umiltà. Aggiunge infatti: quia nimirum humilis et simplex erat, «senz’alcun dubbio era umile e sincera». Di questo, però, dirò più avanti.

Per approfondire un po’ e tenere presente da subito anche questo aspetto molto importante del discernimento, citerò qualcosa dall’Expositio in orationem dominicam di san Tommaso d’Aquino. Quest’opera – forse non molto diffusa e conosciuta – è il suo commento alla preghiera del Padre nostro. Si tratta più precisamente della trascrizione (reportatio) fatta da fr. Reginaldo da Priverno della predicazione tenuta da san Tommaso a Napoli nella Quaresima 1273. Si tratta, dunque, di un quaresimale.