Omelia nella messa crismale, 5 aprile 2012

05-04-2012

1. La Messa che stiamo celebrando è chiamata «crismale» perché in essa è consacrato il santo Crisma, col quale sono unti i nuovi battezzati e segnati quanti ricevono il sacramento della Confermazione. Quest'olio profumato è per noi «figura dello Spirito che unse Cristo». L'unzione col Crisma, a sua volta, rende noi battezzati simili a Cristo; fa, anzi, di ciascuno di noi un alter Christus: «Siete divenuti Cristi ricevendo il sigillo dello Spirito Santo. Tutto si è compiuto in voi figuratamente, poiché siete le immagini di Cristo' Voi siete stati unti di balsamo divenendo partecipi e compagni di Cristo» (San Cirillo di Gerusalemme, Catechesis mystagogica III, 1-2: PG 33, 1088).

Proprio il nome di Cristo è, come ripetono gli antichi Padri, un profumo spirituale che si sparge e si diffonde. Lo scriveva il mistico Origene, commentando i primi versetti del Cantico: «il Nome di Gesù è appena venuto nel mondo, e subito si annuncia che il profumo si è diffuso» (Omelie sul Cantico I, 4; cfr Commento al Cantico I,1,3-4). Come lui, ma in termini più poetici, Sant'Ambrogio diceva: «Questo unguento profumato era da sempre presso il Padre, era nel Padre. La sua fragranza era riservata agli angeli e agli arcangeli, come dentro un vaso celeste. Ma poi il Padre ha detto: 'Io ti renderò luce per le nazioni, perché porti la mia salvezza sino ai confini della terra' (cfr Is 49,6) ed ecco che il Figlio discese dal cielo e tutto fu riempito dell'odore nuovo del Verbo. Dal cuore del Padre uscì fuori la Parola ricca di gioia (cfr Sal 44,2), il Figlio emise il suo profumo e lo Spirito lo diffuse(De virginitate 11, 63: PL 16, 282). Per Origene e per Ambrogio, però, in questa effusione c'è anche il mistero della morte di Gesù. Quando la sua umanità, come splendida uliva, fu spremuta nel torchio della passione e della morte, ecco che il vaso prezioso si ruppe e su tutti si sparse l'unguento odoroso e ancora noi possiamo aspirarne a pieni polmoni la fragranza.

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