Omelia nella messa crismale, 1 aprile 1999

01-04-1999

 

1. Vorrei subito confidarvi, carissimi sacerdoti, una frase di Gesù che spesso mi è tornata alla mente, nel dispormi a presiedere per la prima volta questa liturgia della Messa Crismale. Si tratta dell'espressione con la quale il Signore comunica ai discepoli il suo intenso desiderio di vivere insieme con loro le ultime ore della propria vita terrena: 'Ho tanto desiderato di mangiare con voi questa Pasqua' (Lc 22, 15). Vi confesso di esserne rimasto in principio sorpreso, se non altro perché Gesù continua dicendo: 'Prima di soffrire!'. Ho pensato, però, ch'è giusto così. Ogni Eucaristia che celebriamo, infatti, è sempre il momento supremo della nostra carità pastorale, con la quale imitiamo Cristo nella sua donazione di sé. Questa carità è l'espressione più alta del nostro amoris officium, del nostro servire l'amore.

La Messa Crismale, poi, è unica fra tutte perché manifesta l'intima comunione dei presbiteri con il proprio vescovo. Ed è questa comunione sacerdotale quella che maggiormente deve starci a cuore, poiché si tratta della prima e più efficace forma di carità pastorale. La quale non è un semplice mezzo in vista di una maggiore efficienza del nostro ministero, ma il vincolo di perfezione che ricompone nell'unità la nostra vita e la nostra azione. La carità pastorale scaturisce dal sacrificio eucaristico ed esige che tutti i presbiteri, 'se non vogliono correre invano, lavorino sempre nel vincolo della comunione con i vescovi e gli altri fratelli nel sacerdozio' (Presbyterorum ordinis, 14).

2. Sbaglieremmo, però, se durante questa Messa concentrassimo l'attenzione unicamente sul sacerdozio ministeriale. Sotto i nostri occhi, infatti, sta per essere collocato il segno del Crisma, dell'olio, cioè, misto a profumi che, insieme con l'olio degli infermi e quello dei catecumeni, è preparato in questo Giovedì Santo.

Tra i miei ricordi di quand'ero nel Seminario è ancora viva l'immagine dei sacerdoti che, dopo essersi inginocchiati, per tre volte e con tono sempre più alto cantavano l'acclamazione: Ave, sanctum Chrisma. Allora non ne capivo il significato. Oggi, invece, comprendo che, secondo la tradizione della Chiesa, l'ampolla con il Crisma è come un simbolo del corpo del Signore nato dalla Vergine Maria, nel quale è presente la pienezza dello Spirito Santo (ampulla cum chrismate ' scriveva Ruperto di Deutz ' quodammodo significat corpus Christi sumptum ex Virgine corporaliter habitantem in se continens Spiritus Sancti plenitudinem). Per tale ragione, quel gesto era un atto di adorazione rivolto a Cristo il quale, con l'unzione dello Spirito Santo, è stato costituito Pontefice della nuova ed eterna alleanza.

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