L’amore di amicizia

Omelia nella festa di Santa Chiara d’Assisi - Monastero Immacolata Concezione, Albano Laziale (RM)
11-08-2021
  1. Come ci ricorda il Concilio Vaticano II, uno degli scopi della vita consacrata è anche quello di riprodurre nella Chiesa, con luce tutta speciale, l’immagine di Cristo-Sposo, unito alla Chiesa, sua sposa, con un vincolo indissolubile. Specialmente mediante la professione del voto di castità, i consacrati e le consacrate debbono essere, davanti a tutti i fedeli, «un richiamo di quella mirabile unione operata da Dio e che si manifesterà pienamente nel secolo futuro, mediante la quale la Chiesa ha Cristo come unico suo sposo» (Perfectae caritatis, n. 12; cf. Lumen Gentium, n. 44).

Certo, la tradizione patristica indica sempre la Chiesa come «sposa di Cristo» e così pure lo è ogni anima cristiana; nel corso del tempo, però, tale immagine nuziale è stata vista realizzata specialmente nella donna consacrata.  alla quale, anche nei testi liturgici, si trova attribuito il titolo di sponsa Christi. Una antifona del Rito di consacrazione delle vergini acclama: «Alleluia. Sono sposa di Cristo. Alleluia. Sposa del re degli angeli. Alleluia. Sposa per sempre del Figlio di Dio. Alleluia, alleluia». A tutto questo ci ha appena richiamati il testo del profeta Osea, proclamato come prima lettura: «Così dice il Signore: «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore… Ti farò mia sposa per sempre» (cf. Os 2,14-15.19-20).