La doppia carità

Omelia nella Basilica Santuario Sant'Antonio in Messina, a cento anni dalla fondazione
11-04-2021
  1. «Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi!» (Gv 20,19). Questo saluto, col quale il Signore Risorto donò la Pace ai suoi discepoli, lo abbiamo ricevuto anche noi questa sera ed ha subito conseguito il suo effetto: ci ha fatto riconoscere come famiglia di Dio, tutti raccolti attorno alla mensa della Sua parola e dell’Eucaristia. Nella gioia, allora, di questa fraternità vogliate raccogliere pure il mio ringraziamento per questo invito. Il mio saluto lo rivolgo anzitutto al carissimo arcivescovo di questa Chiesa, Mons. Giovanni Accolla col vescovo ausiliare Mons. Cesare Di Pietro: li rivedo con grande piacere qui a Messina, dopo l’incontro del febbraio 2018. A loro unisco il Rev.do p. Rampazzo superiore generale dei Padri Rogazionisti con i membri della famiglia religiosa presenti e il p. Mario Magro, rettore del Santuario. Saluto pure i presbiteri concelebranti, tra i quali vedo il re.do p. Felice Scalia S.J., che saluto con filiale affetto. Un rispettoso saluto lo riservo anche alle Autorità presenti con S.E. il Prefetto di Messina sig.ra Cosima di Stani e il sig. Cateno De Luca, sindaco della Città, con le altre autorità civili, militari e di polizia intervenuti a questo sacro rito.

Giungo qui a Messina portando con me molti cari ricordi, legati soprattutto agli anni del mio episcopato nella Chiesa di Oria, in Puglia, dove sant’Annibale Maria Di Francia trovò accoglienza e dimora, specialmente nelle dure circostanze legate al terremoto di Messina. Ebbi occasione di richiamare questi legami – ora rinnovati nel mio animo – quando il nostro Santo fu canonizzato nel 2004 ed affidai alla Chiesa di Oria una lettera pastorale titolata La doppia carità. Trassi l’espressione da uno scritto dello stesso Santo, dove si legge: «Evangelizzare i poveri senza soccorrerli è un lavoro incompleto. Bisogna unire l’una cosa all’altra. Non si venga mai meno a questo spirito di doppia carità». Penso di non essere lontano dal vero se affermo che questo radicamento nella «doppia carità» è un elemento determinante del carisma di sant’Annibale.