In una mangiatoia, perché per non c’era posto per loro

Omelia nel natale del Signore 2017
25-12-2017

1. «Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7). Questa breve frase ci annuncia il mistero che in questa notte stiamo celebrando: una memoria, una vocazione, un incontro come ho sottolineato nel mio messaggio natalizio all’intera Diocesi. Nel mio immaginario, sin dall’infanzia – e credo sia così per tanti di noi – questa narrazione del Natale è legata ad un evento ricco sì di tenerezza e semplicità, ma pure immerso nella prova e nelle difficoltà.
Tenerezza e semplicità sono la porta e il linguaggio per entrare in questo mistero e comunicarlo. «Nella semplicità del presepio noi incontriamo e contempliamo la tenerezza di Dio, manifestata in quella del Bambino Gesù», ha ricordato pochi giorni fa il Papa (Saluto alle delegazioni che hanno donato il presepe e l’albero di Natale per piazza San Pietro, 7 dicembre 2017). La sottolineatura, poi, che per Maria e Giuseppe non c’era posto nell’alloggio evoca rifiuto, emarginazione, ansietà… Gli esegeti, certo, tendono a tranquillizzarci: ci spiegano che bisogna bene interpretare; osservano che il racconto è strutturato per individuare delle specificità teologiche; chiariscono che il luogo dove Gesù è nato era un posto tutto sommato abituale per una casa palestinese di quel tempo…
Nonostante ciò, quando penso al Natale mi tornano spontanei alla memoria alcuni versi imparati da ragazzo: «Consolati, Maria, del tuo pellegrinare! / Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei. / Presso quell’osteria potremo riposare, ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. / Il campanile scocca / lentamente le sei… La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due? / – Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta! / Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue… / Maria già trascolora, divinamente affranta… / Il campanile scocca / la Mezzanotte Santa» (G. Gozzano, La notte santa)