25-09-2016
Gesù, sempre e dappertutto presente
1. «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre
è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» (Gv 4, 21-24). Abbiamo appena ascoltato questa parola di Gesù, eppure noi abbiamo costruito templi, abbiamo edificato chiese, dalle più semplici cappelle di campagna alle più maestose basiliche. Perché lo abbiamo fatto? Anche su questo territorio, fin dallepoca costantiniana fu edificata una chiesa e oggi noi ne celebriamo lanniversario della Dedicazione.
Un inno liturgico, preparato per lattuale «Liturgia delle Ore» in lingua spagnola (cf. Dedicación de una Iglesia, «Oficio de lectura». Himno I), così poeticamente si esprime: «Sul fondamento del tuo corpo costruiremo una città. Una città per tutti. Un grande tetto comune. Una mensa rotonda come il mondo. Un pane per le moltitudini». Così anche noi: costruiamo chiese, perché al popolo dei pellegrini non manchi un tetto sotto cui ripararsi, non manchi una mensa attorno a cui ritrovarsi per mangiare lo stesso pane, non manchi un incontro che aprendoci il cuore alla speranza, ci faccia esclamare: «Vieni, Signore Gesù». Abbiamo costruito chiese per avere un riparo, un nutrimento, una speranza. Abbiamo costruito chiese per offrire un riparo, per dare un pane, per rallegrarci nella stessa speranza.
Ricordando che Dio ordinò a Mosè di costruire un altare «con pietre intere, non levigate dal ferro», Origene ne spiegava il mistico significato: «Secondo me, queste pietre intatte e non contaminate potrebbero essere i santi apostoli, che formano tutti insieme un solo altare a motivo dellunione delle loro anime e dei loro cuori. Anche noi da parte nostra cerchiamo di adoperarci per essere tutti unanimi nel parlare, avendo gli stessi sentimenti, non facendo nulla per contesa o per vanagloria, ma restando nellunione dei pensieri e degli intenti» (Omelie su Giosuè IX, 2). È il testo che lUfficiatura odierna ci ha dato come seconda lettura. Abbiamo, dunque, costruito chiese dove riconoscerci nella comunione e sostenerci con la carità.
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Un inno liturgico, preparato per lattuale «Liturgia delle Ore» in lingua spagnola (cf. Dedicación de una Iglesia, «Oficio de lectura». Himno I), così poeticamente si esprime: «Sul fondamento del tuo corpo costruiremo una città. Una città per tutti. Un grande tetto comune. Una mensa rotonda come il mondo. Un pane per le moltitudini». Così anche noi: costruiamo chiese, perché al popolo dei pellegrini non manchi un tetto sotto cui ripararsi, non manchi una mensa attorno a cui ritrovarsi per mangiare lo stesso pane, non manchi un incontro che aprendoci il cuore alla speranza, ci faccia esclamare: «Vieni, Signore Gesù». Abbiamo costruito chiese per avere un riparo, un nutrimento, una speranza. Abbiamo costruito chiese per offrire un riparo, per dare un pane, per rallegrarci nella stessa speranza.
Ricordando che Dio ordinò a Mosè di costruire un altare «con pietre intere, non levigate dal ferro», Origene ne spiegava il mistico significato: «Secondo me, queste pietre intatte e non contaminate potrebbero essere i santi apostoli, che formano tutti insieme un solo altare a motivo dellunione delle loro anime e dei loro cuori. Anche noi da parte nostra cerchiamo di adoperarci per essere tutti unanimi nel parlare, avendo gli stessi sentimenti, non facendo nulla per contesa o per vanagloria, ma restando nellunione dei pensieri e degli intenti» (Omelie su Giosuè IX, 2). È il testo che lUfficiatura odierna ci ha dato come seconda lettura. Abbiamo, dunque, costruito chiese dove riconoscerci nella comunione e sostenerci con la carità.
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