Egli conosceva quello che c’è nell’uomo

Omelia nella III Domenica di Quaresima - Parrocchia di Sant’Antonio a Fulgenzio (Lecce)
07-03-2021
  1. Sia a voi tutti il mio saluto; un saluto, che si unisce a quello iniziale liturgico col quale siamo stati costituiti in assemblea eucaristica; un nuovo saluto, che esprime la mia gratitudine al Rev.mo Ministro Provinciale per l’invito ricevuto e anche per le parole rivoltemi all’inizio insieme al dono della bella icona di Maria Madre della tenerezza: la glikouphilousa. È un saluto che vuol essere un fraterno abbraccio al carissimo Arcivescovo di questa Chiesa e agli altri due Fratelli nell’episcopato che sono presenti ed ai quali mi lega un’antica amicizia; un saluto che è pure cordialmente rivolto al Sig. Sindaco della Città con le altre Autorità che sono con lui; un saluto che intende, da ultimo, manifestare la mia personale gioia per essere tornato in questa terra natale.

L’occasione della traslazione delle spoglie di fra Roberto Caracciolo mi è, peraltro, propizia anche per ricordare persone a me care. Ero un sacerdote ancora giovane e svolgevo il ministero nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta. Qui, per la ricorrenza del 25mo anniversario di ordinazione del Rettore di allora, Mons. Mario Miglietta, si volle preparare in suo onore una miscellanea di scritti. Il compianto prof. Cesare Colafemmina, che ne fu il curatore, la descrisse come «un omaggio di studiosi all’amico maestro ed educatore». In quel volume fu inserito uno dei miei primi lavori. Il suo titolo fu: Fra Roberto Caracciolo e gli ebrei. Essere, dunque, qui significa per me anche ricordare una fase decisiva per la mia vita, da cui risalgono nella memoria volti e momenti, per i quali sento il bisogno di benedire il Signore.