Cristo è vivo in me

Omelia nella Veglia Pasquale 2019
20-04-2019
    1. C’è un inno liturgico, tradizionalmente cantato per le Lodi del tempo di Quaresima, che ha il tono del sospiro di gioia in chi vede sorgere il giorno del Signore. È una invocazione a Cristo, sole di giustizia, perché le tenebre del cuore lascino il posto alla luce del giorno e dice: «Viene il tuo giorno, in cui tutto rifiorisce; rallegriamoci perché esso ci riconduce nella tua grazia» (Inno Iam, Christe, sol justitiae). Questo giorno è arrivato: il sole che lo illumina è Cristo risorto; gli alberi secchi che rifioriscono dopo il gelo invernale siamo noi. Salutiamolo, dunque, questo «giorno» con la gioia di Abramo, del quale Gesù ha detto: «esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia» (Gv 8, 56). Dio promette e mantiene le sue promesse.

    Dio è fedele al suo amore. Anche quando il suo Figlio Gesù fu imprigionato, caricato della croce e messo a morte dagli uomini, il Padre non se l’è ripreso con Sé, ma ce lo ha nuovamente donato. Risorto. Dio continua a farci dono del suo Figlio, perché si realizzi la promessa: «Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza» (Is 12, 3).

    È la gioia dei battezzati; è la gioia specialmente dei nostri fratelli e sorelle Catecumeni, per i quali in questa Notte si apre la sorgente dell’acqua battesimale. Per voi, carissimi, ho così abbiamo pregato nella Liturgia della Passione del Signore: «O Dio, che rendi la tua Chiesa sempre feconda di nuovi figli, aumenta nei nostri catecumeni l’intelligenza della fede, perché, nati a vita nuova nel fonte battesimale, siano accolti fra i tuoi figli di adozione». Oggi la Chiesa si rallegra a motivo di voi.

    Tante volte questa Santa Madre si addolora e soffre per la dimenticanza e per l’allontanarsi di tanti suoi figli. Questa notte, invece, gioisce perché con la vostra rinascita si ritrova ad essere Mater amabilis, madre amorevole e degna d’amore. E con la Chiesa in questa Notte gioisce il nostro Padre del cielo, che ci vede raccolti per questa Veglia. E ci tornano alla memoria le parole di san Cipriano: «La Chiesa, sposa di Cristo ci conserva per Dio. Lei destina al Regno i figli che ha generato. Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre» (cf. De unitate Ecclesiae 6: PL 4, 503).

    Dal racconto pasquale raccogliamo, ora, tre verbi: cercare, ricordare, stupirsi. Già sotto il profilo umano si tratta di verbi molto interessanti. Osserviamoli un po’ nel dettaglio, per poi considerarli nel loro contesto evangelico. Abbiamo, infatti, ascoltato che alcune donne cercano il corpo del Signore per rendergli gli onori della sepoltura; quindi due personaggi misteriosi dicono loro di ricordare le parole di Gesù; l’apostolo Pietro, infine, si stupisce nel constatare che le bende sepolcrali sono come svuotate.