Ascoltare e fare

Omelia nella solennità di Santa Maria della Rotonda
05-08-2017

La celebrazione della festa della Madonna della Rotonda coincide, quest’anno, con il 150mo anniversario del voto fatto dalla nostra Città alla Santa Madre di Dio per essere liberata dagli affanni e godere per la gioia della salvezza. La scadenza ricorda in particolare l’epidemia del 1867, che mieté molte vittime, fra le quali il Servo di Dio cardinale vescovo Ludovico Altieri, martire di carità. Non fu l’unica volta. Le cronache e le storie cittadine registrano che tante e tante altre volte il popolo cristiano, turbato da pericoli e afflitto da disgrazie come la siccità, il terremoto, le malattie si rivolse alla Vergine è trovò ascolto. Per questo ancora noi, oggi, confidando nella sua potente intercessione invochiamo Maria come «Madre di misericordia» e con le sue stesse parole lodiamo il Signore: «Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia».
Abbiamo appena ascoltato il racconto evangelico delle nozze di Cana e riconosciuto quanto e come l’intervento della Madre del Signore sia stato decisivo per il passaggio dalla tristezza alla gioia. Facciamo, allora, qualche riflessione su questo mistero, che nella recita del rosario della beata Vergine ricordiamo come il secondo mistero della luce.
La prima riflessione è che Maria vi compare come «Madre». Siamo in un banchetto di nozze e come composizione di luogo potremmo pensare anche alle nostre feste in famiglia, o tra amici per una qualche ricorrenza festiva: una celebrazione religiosa, una ricorrenza famigliare… come una volta quando non s’andava al ristorante, o all’hostaria, ma le vivande si preparavano in casa ed avevano il sapore della nostra vita e delle nostre storie, quando ciascuno della famiglia portava qualcosa. Si usa ancora… Ed allora le mamme, che hanno cucinato non mangiano soltanto, ma pure osservano se si gusta quanto preparato. Anche nella storia di Cana c’è l’esperienza del «gusto»: il maestro di tavola appena ebbe gustato l’acqua diventata vino chiamò lo sposo… (cf. Gv 2,9). In Gv all’inizio del Vangelo c’è l’esaltazione del senso del «gusto» e questo vuol dirci che la salvezza è giunta a noi per una via concreta palpabile, udibile, visibile, gustabile perché il Figlio di Dio si è fatto carne nel grembo della Vergine. Così, dunque, Maria è attenta per vedere se si sta gustando il cibo e quando s’accorge del pericolo che subentrino l’imbarazzo e il disagio e la gioia finisca ella interviene. Questa è la prima riflessione.