Descrizione dello stemma episcopale di S.E.R. Mons. Vincenzo Viva Vescovo di Albano:
Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:
- uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;
- una croce astile, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
- un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3), il tutto di colore verde;
- un cartiglio inferiore recante il motto.
In questo caso è stato adottato uno scudo di foggia sannitica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce astile d’oro è “trifogliata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Vincenzo Viva
“Inquartato di rosso e di azzurro: nel 1° all’ancora d’argento; nel 2° ad un monte di tre cime all’italiana di verde, movente da due burelle ondate d’azzurro, sormontato da una stella (7) dello stesso; nel 3° all’albero sradicato al naturale, fogliato di verde; al 4° all’aquila al volo spiegato d’argento, imbeccata, membrata e coronata d’oro, lampassata e armata d’azzurro”.
Il motto: «Euntes praedicate et curate» «Strada facendo predicate e curate» (Mt 10, 7-8)
Le parole scelte dal vescovo Vincenzo per il proprio motto episcopale sono tratte dal Vangelo di Matteo, laddove è presentata la missione degli apostoli, chiamati a proclamare la vicinanza del regno dei cieli, a prendersi cura di ogni debolezza e a continuare nella storia gli stessi gesti di Gesù (cf. Mt, 10, 1-15). La missione di Gesù, fatta dall’annuncio autorevole del regno di Dio e dal compimento dei segni messianici, si prolunga in quella dei discepoli, che sono inviati ad attuare parole e gesti di liberazione e redenzione, sia per i vicini (cf. Mt, 10,6) che per i lontani (cf. Mt 28,19). L’annuncio del regno di Dio conferisce significato alle opere; mentre le opere attuano l’annuncio, specialmente attraverso la testimonianza della vita, il totale affidamento a Dio Padre, la libertà interiore e la donazione totale di se stessi.
L’interpretazione simbolico - teologica:
L’ancora è qui intesa come simbolo del Cristo Redentore; indica l’intenzione di ancorare saldamente il ministero episcopale sulla persona vivente del Cristo dal quale tutto è sanato e redento. Il mistero della redenzione, la “copiosa redemptio”, è anche al centro della teologia morale di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che ha molto ispirato, per il suo cristocentrismo e per la benignità pastorale, l’insegnamento della teologia morale che il vescovo Vincenzo ha profuso in varie Facoltà e Istituti, specialmente all’Accademia Alfonsiana. L’ancora vuole ricordare anche la formazione ricevuta come seminarista all’Almo Collegio Capranica, nel cui stemma figura questo simbolo.
Le onde del mare e i monti vogliono alludere alla missione degli apostoli, inviati in tutto il mondo, a predicare con la vita la bellezza del Vangelo, a prendersi cura di ogni debolezza e a raggiungere con entusiasmo tutti i fratelli (cf. Mt 10, 1-15 e Mt 28,16-20). L’esigenza dell’evangelizzazione e la vastità della missione alludono anche al Pontificio Collegio Urbano “de Propaganda Fide”, con la sua peculiarità di essere un Seminario missionario e universale, di cui il vescovo è stato rettore per otto anni. I monti e il mare richiamano infine la Diocesi di Albano, che si estende dai Castelli romani fino al litorale tirrenico.
La stella è simbolo della Vergine Maria, modello della disponibilità a lasciarsi plasmare dallo Spirito Santo (cf. Lc 1,26-38; Lumen gentium n. 56) e sotto la cui guida e protezione il nuovo vescovo affida tutto il suo servizio pastorale. Le sette punte richiamano i sette doni dello Spirito Santo (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio), di cui la Vergine Madre è rivestita in modo eccellente e che il vescovo invoca, come ogni fedele, per obbedire con prontezza alle ispirazioni divine (CCC 1831): “tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rm 8,14).
L’albero che campeggia nel terzo quadrante costituisce chiaro riferimento allo stemma della Città di Copertino dove compare infatti un pino marittimo. Copertino, nella provincia di Lecce, è la città natale dei genitori del vescovo, dove è maturata la sua vocazione al sacerdozio ministeriale e dove nel Salento e in Puglia ha svolto una parte del suo ministero sacerdotale, come presbitero della Diocesi di Nardò-Gallipoli. Il pino simboleggia anche benignità e cordialità, a motivo della sua caratteristica di non nuocere ad alcuna pianta che gli sta sotto e di accogliere con la sua ombra tutte le creature, specialmente gli umili e quanti cercano rifugio.
Infine, l’aquila è quella che caratterizza lo stemma della città tedesca di Francoforte sul Meno, la città natale del vescovo Vincenzo, dove emigrarono i suoi genitori e dove è cresciuto fino all’età di sedici anni. Sono stati gli anni della prima formazione umana ed ecclesiale, che hanno segnato la sua vita. Nella tradizione cristiana, l’aquila è spesso associata all’evangelista Giovanni che nel suo Vangelo contempla, con occhio acuto e irremovibile come quello dell’aquila, la divinità del Redentore. L’aquila è però anche simbolo della protezione di Dio che, proprio come un’aquila, si prende cura del suo popolo, stringendo forte con le sue zampe i suoi figli per condurli in alto, fino al sole, insegnando loro a non lasciarsi abbagliare (cf. Es 19,4; Dt 32,11).
Gli “smalti” dei quadranti dello scudo sono il rosso e l’argento: il rosso è il colore dell’amore e del sangue, l’amore intenso e assoluto del Padre che invia il Figlio a versare il proprio sangue per noi, mentre l’argento è il colore simbolo della trasparenza, quindi della verità e della giustizia, doti che devono sostenere quotidianamente lo zelo pastorale del Vescovo.
Si ringraziano il Dott. Renato Poletti per la consulenza e la realizzazione araldica e il Cav. Gianluigi Di Lorenzo per la grafica digitale.