27/02/2023 – A partire dallo scorso mese di dicembre, su richiesta del vescovo di Albano Vincenzo Viva, il Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili ha avviato in diocesi una serie di percorsi di sensibilizzazione e formazione sul tema della prevenzione degli abusi nella Chiesa. I primi a essere coinvolti sono stati i presbiteri della diocesi, chiamati a confrontarsi su questa tematica, suddivisi per Vicariati territoriali, mentre da lunedì 20 febbraio, la formazione è stata estesa anche alle altre componenti delle comunità parrocchiali, a partire dai responsabili degli scout Agesci. «Tutti quelli che hanno a che fare con i minori e con le persone vulnerabili, all’interno della Chiesa – afferma il vescovo di Albano, Vincenzo Viva – devono essere ben preparati sulla tematica degli abusi, devono avere uno sguardo allenato a riconoscere i segni, per poter intervenire. Come vescovo ho sentito il dovere di puntare su questo aspetto. Noi non solo siamo chiamati a curare le ferite che ci sono, ma a prevenire il verificarsi di episodi che, spesso, tendiamo a immaginare come lontani da noi, ma che, purtroppo, possono riguardare da un momento all’altro anche le realtà che noi serviamo. Penso sia importante lavorare, oggi, sulla prevenzione non solo sull’azione repressiva». Altri destinatari saranno anche i catechisti, gli operatori pastorali, i consigli pastorali, le comunità religiose, le associazioni laicali, il mondo della scuola. «È fondamentale – aggiunge il vescovo Viva – creare una cultura riguardo a questi fenomeni, affinché ciò che è accaduto non avvenga mai più e per creare le premesse perché determinate situazioni possano essere riconosciute in tempo, sanate. Se il nostro sguardo non è allenato a riconoscere quelli che sono i segni che indicano una potenziale situazione di abuso e se ciascuno di noi non è attrezzato dal punto di vista mentale per affrontare queste situazioni, probabilmente si ritira e non interviene. Questo porta che determinate situazioni si prolunghino e creino sofferenza. Tutti dobbiamo sentire l’urgenza di questo tema».
Il percorso avviato con il clero diocesano comprende tre moduli ed è a cura di suor Grazia Vittigni, referente del Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e docente all’ Iadc (Istituto di antropologia, studi interdisciplinari sulla dignità e la cura delle persone vulnerabili), l’istituto di Safeguarding della Pontifica università Gregoriana. Nel primo modulo, dopo la presentazione di alcuni dati statistici – secondo l’Oms un adulto su 4 ha subito qualche tipo di abuso nell’infanzia – viene affrontato l’argomento partendo dalla prospettiva delle vittime, o meglio delle persone ferite. Vengono presentate innanzitutto le diverse tipologie di abusi (fisico, emotivo/psicologico, sessuale, abuso di coscienza o spirituale), per capire come tutte queste tipologie siano manifestazioni dell’abuso di potere, che è il vero cuore del problema. I partecipanti sono invitati ad ascoltare la testimonianza di alcune persone ferite e si spiega poi la complessità del processo che una vittima deve attraversare per riuscire a parlare di un abuso subito. Infine, vengono presentati i segni e i sintomi che possono indicare la presenza di un abuso. Nel secondo modulo, la problematica viene affrontata dal punto di vista degli abusatori e si prova a entrare meglio nella dinamica, analizzando varie tipologie di abusatori e i segnali di allarme che vanno presi seriamente in considerazione. Nel terzo modulo, invece, viene preso in considerazione il contesto in cui avviene l’abuso, che non è mai questione privata tra due persone: tutti chiamati a costruire relazioni segnate dal rispetto di chi è più piccolo e più fragile. Il terzo incontro è così dedicato alla prevenzione, si presenta il servizio diocesano tutela minori, le linee guida della Cei e altri documenti della chiesa che affrontano la tematica. «Più che organizzare eventi – spiega suor Grazia Vittigni – è importante avviare processi. Il percorso di formazione con tutti i preti della diocesi, fortemente voluta dal vescovo Vincenzo Viva, è un primo passo di un processo che gradualmente e idealmente intende avviare una progressiva sensibilizzazione su questa tematica così delicata e decisiva per il volto della Chiesa di Albano, lavorando in un’ottica di prevenzione».