07/06/2023 – Passato, presente e futuro si sono alternati, lunedì 5 giugno, nelle parole del vescovo di Albano, Vincenzo Viva, durante l’Assemblea sinodale diocesana sul tema “Non ardeva forse in noi il nostro cuore?”, al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Il vescovo ha delineato il racconto di quanto seminato e raccolto in due anni di Sinodo e ha illustrato il progetto da portare avanti nel prossimo anno, in avvio della fase sapienziale (Clicca qui per vedere il video dell’Assemblea).
«Come diocesi – ha esordito Viva – abbiamo fatto una scelta, ossia quella di percorrere questo cammino sinodale con convinzione e impegno, non un semplice adempimento di calendario, né un evento da celebrare e poi mettere nel cassetto delle belle esperienze vissute. Stiamo vivendo una stagione ecclesiale di particolare importanza: si tratta di una nuova fase di assimilazione del concilio Vaticano II. Per la nostra Chiesa di Albano, il cammino sinodale non è il vagare nelle opinioni, il compilare un questionario, la ripetizione di sterili lagnanze che già conosciamo da tempo o la moltiplicazione di assemblee in cui ascoltarsi con gentilezza fraterna. Vogliamo piuttosto assimilare uno stile di essere Chiesa: la nostra Chiesa di Albano è chiamata a realizzare un rilancio più mirato e coraggioso dell’evangelizzazione: questa è la posta in gioco, che è molto alta e ambiziosa, nel tempo in cui viviamo. Ma non possiamo rinunciarvi, altrimenti la Chiesa non avrebbe senso di esistere».
Il vescovo ha quindi voluto sottolineare i punti fin qui acquisiti nel biennio dell’ascolto: «Dal primo anno – ha detto Viva – erano emerse dal basso, per la nostra Chiesa di Albano, due attenzioni da focalizzare: il primato della formazione e l’esigenza dell’estroversione pastorale. Abbiamo riconosciuto il valore della conversazione spirituale come strumento metodologico per riattivare il senso di partecipazione nella Chiesa e anche riscoperto la dimensione discepolare della Chiesa». Viva ha quindi evidenziato le fatiche del cammino, come questo non sia stato da tutti recepito bene e continui a suscitare in alcuni senso di disagio. «Critiche – ha aggiunto il vescovo – più o meno espresse vengono sia dal campo più tradizionalista che dal campo progressista. Ci sono temi divisi che sono emersi anche nella nostra Sintesi diocesana. La Chiesa, però, non è un movimento politico, in cui classificarsi come tradizionalisti o progressisti, non cediamo, come ha detto il Papa, alla tentazione della polarizzazione. Ci sono quindi temi divisi nella Chiesa, anche nella nostra comunità ecclesiale di Albano, come quello che riguarda il dialogo sincero con chi vive la sua fede nella condizione di persona omosessuale, di sessualità non binaria o di coppia in situazione matrimoniale canonicamente irregolare (i divorziati risposati), ma non faremo molta strada se cedessimo alla tentazione della polarizzazione».
Poi, Viva ha ricordato le scelte compiute dalla diocesi nel secondo anno della fase narrativa, nell’ambito dei Cantieri di Betania: dalla formazione spirituale e teologica, alla riforma dei Consigli pastorali parrocchiali e degli uffici di Curia, alla rinnovata estroversione ecclesiale, sottolineando gli sforzi degli uffici per la Pastorale sociale, per l’Ecumenismo e dialogo interreligioso e dell’ufficio Scuola. Quindi, ha rivolto lo sguardo al prossimo anno: «Condivideremo ancora – ha detto il vescovo – il cammino delle Chiese in Italia, che ci chiama di passare dalla fase narrativa a quella sapienziale, del discernimento. Riprenderemo la categoria del discernimento, che nella Scrittura è legata al primato della grazia e sulla quale la nostra Chiesa di Albano aveva già dedicato un’ampia riflessione nel prezioso magistero del cardinale Marcello Semeraro, che occorre riprendere in mano e far fruttificare».
Da qui alcune linee guida fondamentali: «Abbiamo bisogno – ha detto Viva – di declinare l’istanza della formazione spirituale maggiormente a livello territoriale, con iniziative di ascolto condiviso della parola di Dio e di formazione spirituale, di rimettere al centro la Parola di Dio e una spiritualità che da essa tragga nutrimento. L’ascolto della Parola di Dio ci rinvia, necessariamente all’ascolto dei fratelli e delle sorelle. La fase sapienziale non annulla perciò quella dell’ascolto, anzi ci spinge ora ad un ascolto più profondo e mirato. Si tratta allora di gettare ora un ponte più significativo tra quanto è emerso nell’ascolto e la realizzazione di quel “sogno di Chiesa” che è venuto fuori in questi primi due anni del Sinodo».