12/02/2025 – Martedì 11 febbraio, con una Messa presieduta dal vescovo di Albano Vincenzo Viva presso la clinica Villa Silvana di Aprilia, la Chiesa di Albano ha celebrato la XXXIII Giornata mondiale del malato. Condivisione della sofferenza, vicinanza ai malati e importanza della cura – spirituale e fisica – di chi è nel dolore sono stati gli aspetti principali toccati dal vescovo nel corso di una celebrazione sentita, profonda e partecipata, a cura dell’ufficio diocesano per la Pastorale della salute, diretto da don Michael Romero, alla presenza dei dirigenti, dei medici, degli infermieri e del personale della struttura, degli ospiti delle case di cura Villa Silvana e Villa Carla – alcuni dei quali hanno ricevuto l’unzione degli infermi – di molti sacerdoti del presbiterio diocesano e animata dal coro vicariale di Aprilia.
«È bello e anche emozionante – ha detto il vescovo nella sua omelia – condividere con voi questa celebrazione nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes. Idealmente ci portiamo col nostro cuore nella grotta di Massabielle, dove la Vergine Maria si è fatta presente non solo con il suo messaggio potente, bello, dolce, ma anche con la tenerezza di una madre che non è indifferente alle sofferenze dell’umanità». La riflessione del vescovo ha avuto come cornice il contesto giubilare, caratterizzato dalla speranza: «In questo luogo – ha aggiunto Viva – possiamo dire che il dolore e la speranza si incontrano quotidianamente, come in ogni ospedale, ogni casa di cura e qui, in particolare, nell’hospice. Le parole del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, risuonano in questo senso con particolare intensità: “lo spirito del Signore è su di me, mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati”. È questa la missione che anche Gesù ha sentito nella sua esistenza terrena ed è questa la missione che è affidata ai sacerdoti, a tutto il corpo ecclesiale, a tutti i battezzati. Dio non è indifferente alla sofferenza, anzi, Dio sceglie di farsi particolarmente vicino a chi soffre».
E se non sempre è facile parlare di speranza, della vicinanza di Dio quando si vive un’esperienza di malattia o quando ci si confronta con la malattia, è nella fede che si può trovare la forza di rimanere saldi: «Anche in questa casa cura, in questo hospice – ha detto il vescovo – ogni giorno si vedono le persone che portano avanti le loro pesanti croci. Eppure, proprio qui possiamo essere testimoni di una profonda verità che oggi ci viene dal Vangelo, quando Gesù dice: “il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero”. Non perché la malattia diventi improvvisamente meno gravosa, ma lo diventa attraverso il servizio premuroso del personale sanitario, attraverso l’opera dei volontari, dei familiari, dei cappellani. Si sperimenta, cioè quella consolazione che solo Dio può dare. Dice il Papa ancora nel suo messaggio per questa Giornata del malato, che i luoghi in cui si soffre sono spesso luoghi di condivisione in cui ci si arricchisce, vicendevolmente. E anche oggi, in questo luogo di cura, di condivisione, di accompagnamento, Maria continua ad essere presente. Lo è nel servizio professionale che viene svolto, ma anche in quei gesti di umanità che non sono scritti in nessun protocollo medico e che sono il veicolo attraverso cui Dio vuole anche oggi fasciare i cuori delle persone che hanno un cuore spezzato».