Anche quest’anno, nel giorno di Venerdì Santo (30 marzo) si terrà la tradizionale “Colletta pro Terra Sancta”, un’occasione propizia per tutti i fedeli per essere uno con i fratelli della Terra Santa e del Medio Oriente, da cui continuano a provenire le grida di dolore di migliaia di persone che sono prive di tutto.
«L’itinerario quaresimale, che stiamo vivendo – hanno scritto nella lettera inviata a tutti i vescovi del mondo il cardinale Leonardo Sandri e l’arcivescovo Cyril Vasil’, rispettivamente Prefetto e Segretario della Congregazione per le Chiese orientali – ci invita a salire a Gerusalemme sulla via della Croce, dove il Figlio di Dio consumerà la sua missione redentrice. In questo pellegrinaggio, siamo accompagnati dallo Spirito Santo che ci svela il senso della Parola di Dio. Oltre che dai Sacramenti, specie l’Eucaristia e la Penitenza, siamo rafforzati, dal digiuno, dalla preghiera e dall’elemosina. È questo un tempo propizio per avvicinarci a Cristo e anche per avvicinare gli altri attraverso le opere di carità, consapevoli che il cammino quaresimale non è un atto solitario, bensì un itinerario di solidarietà nel quale ciascuno è chiamato a fermarsi come il Buon Samaritano per mettersi a fianco dei fratelli che fanno fatica ad alzarsi e a riprendere la strada a motivo di molteplici ragioni».
Da oltre 2000 anni la Terra Santa custodisce la memoria della nostra redenzione. Tra i suoi luoghi, si possono citare le due Basiliche, quella della Natività a Betlemme, costruita sulla grotta dove è nato Gesù, e la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, costruita sulla tomba di Gesù, diventata il grembo della vita con la sua risurrezione. Entrambe, grazie alla collaborazione e generosità di tantissime persone di buona volontà sono state restaurate l’anno scorso.
Inoltre, La comunità cattolica di Terra Santa, nei suoi variegati volti, come quella latina della Diocesi Patriarcale di Gerusalemme, della Custodia Francescana e delle altre Circoscrizioni, come quelle orientali – greco-melchita, copta, maronita, sira, caldea, armena – con le famiglie religiose e gli organismi di ogni genere, ha la speciale vocazione di vivere la fede in un contesto multi-religioso, politico, sociale e culturale. Nonostante le sfide e insicurezze, le parrocchie proseguono il loro servizio pastorale con attenzione preferenziale per i poveri; le scuole luoghi di incontro tra cristiani e musulmani preparano insieme, lo speriamo contro ogni speranza, un futuro di rispetto e di collaborazione; gli ospedali e gli ambulatori, gli ospizi e i centri di ritrovo continuano ad accogliere sofferenti e bisognosi, profughi e rifugiati, persone di ogni età e religione colpite dall’orrore della guerra.
Non si possono poi dimenticare le migliaia di famiglie, tra cui bambini e giovani, scappati dalla violenza della guerra in Siria e Iraq, molti dei quali in età scolare, che si appellano alla nostra generosità per riprendere la vita scolastica e così poter sognare un futuro migliore. Un ricordo particolare, in questo momento, va alla piccola comunità cristiana del Medio Oriente che continua a sostenere la fede tra gli sfollati in Iraq e Siria, o tra i rifugiati in Giordania e Libano assistiti dai loro pastori, religiosi e volontari dei vari Paesi.