Catechesi mistagogica per i Neofiti della Pasqua 2018, che riconsegnano la veste bianca
08-04-2018
- Per antica tradizione, quella successiva alla celebrazione della Pasqua è chiamata Domenica in albis. Il riferimento è alle vesti bianche di cui voi, nuovi battezzati, siete stati rivestiti nella Veglia Pasquale e di cui oggi vi spogliate quasi a segnalare l’inizio, dopo le feste, della vita cristiana ordinaria. In questi otto giorni pasquali vi abbiamo accompagnato anche con la nostra preghiera. Nella celebrazione della Santa Messa è stata pronunciata ogni giorno per voi un’intercessione tutta particolare: «fa’ che seguano Cristo tuo Figlio con animo generoso e ardente», abbiamo detto (Intercessione della Preghiera Eucaristica II) e anche: «fa’ che camminino sempre in novità di vita» (Intercessione della Preghiera Eucaristica III). Mi soffermo brevemente su queste due intercessioni.
Seguire Cristo! L’«animo ardente» richiamato dal testo liturgico ricorda i discepoli di Emmaus che, dopo avere incontrato il Risorto, si dicevano l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via?» (Lc 24, 32). È un modello su come seguire Cristo: con l’animo gioioso e il cuore ardente; non come in un corteo funebre, ma ad una festa tra amici. C’è, però, un’altra cosa da osservare ed è che seguire Cristo non è facile. Questo non tanto perché la strada sia pericolosa, o in salita, o altro, ma piuttosto perché quella dove si segue Cristo non è mai una strada scontata, ch’è possibile pianificare nelle tappe, nelle pause, nei percorsi… La sequela di Gesù non è ovvia! A volte noi lo cerchiamo in un luogo, ma egli non è là (cfr. Gv 6, 24-25). Una volta egli indica la meta, come alle donne nei racconti pasquali: «annunciate ai miei fratelli di tornare in Galilea: là mi vedranno»! Un’altra volta, al contrario, lascia sconcertato il suo interlocutore: «il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo», risponde allo scriba che gli aveva dichiarato: «ti seguirò dovunque tu vada (cfr. Mt 8, 19-20). Il «discepolato» è questo: una sequela non scontata!L’altra intercessione parla di un cammino nella novità della vita. L’espressione richiama san Paolo, che scrive: «Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rom 6, 3-4). Quando si cammina nella vita nuova? Quando ci si lascia rinnovare ogni giorno dallo «Spirito, che è nuovo» (Rom 7, 6) e questo vuol dire cambiamento, conversione. Una vita che non cambia è rigida ed è morta. Dobbiamo, invece, trasformarla, la vita. Come? Un criterio ci giunge dalla parabola di Mt 25: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti – dice il servo al suo padrone –; ecco, ne ho guadagnati altri cinque» e quello gli risponde: «Bene, servo buono e fedele; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Il criterio del rendere «nuova» la vita, sta nel farla fruttificare. Quanto a frutti dello Spirito, San Paolo parla di «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5, 22). Noi sappiamo che, pazientemente, il Signore viene a cercare frutti nell’albero della nostra vita (cfr. Lc 13, 6-9).
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