SERVI PER AMORE DI CRISTO
Lettera Pastorale nel XIV centenario della morte di San Gregorio Magno
Carissimi fratelli ed amici
della Chiesa di Oria
- Il 12 marzo dell’anno 604, sul finire di un inverno particolarmente rigido, morì in Roma il papa Gregorio. Sul suo sepolcro fu inciso un epitaffio nel quale, fra l’altro, fu scritto: ‘Questa tomba contiene le membra di un Sommo Pontefice che sopravvive dovunque per innumerevoli opere grandi. Vinse la fame col cibo, il freddo con le vesti e con i divini insegnamenti protesse le anime dal nemico. Confermava con i fatti ciò che insegnava con le parole, esempio vivo della sua mistica dottrina’.
Gregorio era nato da una nobile famiglia senatoriale, di profonda e vissuta fede cristiana, attorno al 540, quando la pace e la stabilità in Italia erano davvero molto precarie. La ventennale guerra gotica che per volontà dell’imperatore Giustiniano, desideroso di ricostituire l’Impero romano nella sua integrità, era stata condotta da Belisario e Narsete, aveva messo a dura prova la vita già precaria delle popolazioni, su cui gravarono ben presto gli effetti dello spopolamento delle campagne e delle conseguenti carestie. Dal 542 si aggiunse la peste che, riesplodendo a più riprese per la parte restante del secolo, ebbe sul morale e sulla spiritualità dei sopravvissuti un impatto da noi oggi non facilmente immaginabile. Un antico storico, Giovanni di Efeso, descrisse così la loro condizione: ‘I cuori della gente erano intontiti e perciò non c’erano pianti né lamenti funebri, ma gli uomini erano come storditi quasi fossero ubriachi. I loro cuori erano stati colpiti e si erano ottusi’. Anche Gregorio fu inevitabilmente segnato nella sua personalità da questi drammatici frangenti.
…