Tentati, ma serviti da Angeli

Omelia ad competentes 2018 - Elezione dei Catecumeni
18-02-2018

1. Il vangelo di Gesù tentato per quaranta giorni nel deserto è quello che «intitola» il tempo quaresimale (che vuol dire, appunto, di quaranta giorni) e che pure ce ne offre lo scopo, la ragione, il fine che è la conversione. Gesù, infatti, ci esorta: Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo. Si tratta della maniera giusta per rispondere all’annuncio: vuol dire che Dio c’è e non è lontano da noi; anzi, poiché sta già venendo, la salvezza è a portata di mano. Se, però, vogliamo davvero essere raggiunti da Lui, dobbiamo cambiar direzione alla nostra vita facendo la scelta di aprirci a Lui. Soffermiamoci, allora, sul brano che abbiamo appena ascoltato.
Diversamente dagli altri due Vangeli sinottici, nel raccontarci la tentazione di Gesù questo di Marco non è soltanto il più breve, ma pure il più diverso. Quanto al tempo, ad esempio, egli ci avverte che Gesù fu tentato non al termine dei quaranta giorni, ma subito e per tutto quel tempo! Quanto, poi, al modo, ci spiega che nel deserto il Signore non ci andò di sua iniziativa, ma come «spinto» dallo Spirito. Diversamente dagli altri due evangelisti, infine, a Marco non interessa dirci su che cosa il Signore fu tentato. Sembra interessagli soltanto che lo fu ed è proprio su questo che desidero portare attenzione: la tentazione.
Cosa vuol dire questa parola? In un Dizionario di Psicologia italiano molto diffuso e anche valido si legge: «Condizione conflittuale suscitata dal desiderio di ottenere una soddisfazione o un vantaggio personale in contrasto con la norma socialmente convenuta e interiorizzata dal soggetto, che avverte l’impulso a trasgredirla» (U. Galimberti). La descrizione ha la sua validità; essendovi, però, del tutto assente la dimensione religiosa non ci aiuta a comprendere la «tentazione» subìta da Gesù e neppure le altre nostre «tentazioni».