Conclusa l’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità e di segni per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio monsignor Guglielmo Grassi

20/02/2025 – Sabato 15 febbraio nella basilica di San Barnaba, a Marino, il vescovo Vincenzo Viva ha presieduto la cerimonia di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità e di segni per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio monsignor Guglielmo Grassi (1868 – 1954).
Nato a Genzano il 3 marzo 1868, monsignor Guglielmo Grassi è stato ordinato sacerdote il 19 marzo 1894 e consacrato vescovo (in seguito alla nomina avvenuta il 13 gennaio 1937 da papa Pio XI) il 24 febbraio 1937 dal cardinale Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte. Vescovo titolare di Damiata, abate parroco di San Barnaba apostolo a Marino, canonico della Ss.ma Trinità a Genzano di Roma e fondatore delle Piccole discepole di Gesù e dei Discepoli di Gesù.
«La chiusura dell’Inchiesta diocesana – ha detto il vescovo Viva – è un momento di straordinario significato, di importanza storica, per la nostra Chiesa di Albano. La figura di monsignor Grassi emerge come quella di un “pastore dal cuore grande”, la cui fecondità spirituale ha superato i confini del suo tempo e del suo spazio. La sua eredità vive oggi non solo nella memoria storica, ma soprattutto nell’esempio offerto e nella congregazione religiosa delle Piccole Discepole di Gesù, da lui fondata». Quindi, il vescovo ha sottolineato tre aspetti della testimonianza del Servo di Dio, ancora attuali e fecondi: il suo essere un sacerdote esemplare, un animatore di carismi e un evangelizzatore sollecito e infaticabile. «Monsignor Grassi – ha detto Viva – è stato un sacerdote che ha ispirato la sua vocazione al cuore di Gesù, mite e umile, e al carisma di san Francesco d’Assisi. Ha scavato nella sua interiorità, ha amato e vissuto la sua vocazione al ministero ordinato. Ha coinvolto attivamente tutto il popolo di Dio, è stato generativo nel segno della testimonianza e un evangelizzatore sollecito e infaticabile». Monsignor Grassi è stato considerato un protagonista della Chiesa per la lungimiranza nel concepire l’importanza delle nuove forme di comunicazione, per l’ideazione di diverse forme di servizio, per la capacità di coniugare in seno alla società del proprio tempo la trascendenza e l’immanenza del messaggio evangelico. «Siamo chiamati – ha concluso il vescovo – a lasciarci ispirare da questi modelli di santità che, come “astri”, illuminano il cammino della Chiesa. La testimonianza di monsignor Grassi ci ricorda che la santità non è un ideale astratto, ma una chiamata concreta che si realizza nel servizio quotidiano e nell’amore per il prossimo».
La sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana è stata condotta da don Andrea De Matteis, Vicario giudiziale della diocesi di Albano e Delegato episcopale per l’Inchiesta diocesana, mentre il notaio diocesano, don Marco Quarra ha provveduto alla lettura del verbale e alla chiusura delle scatole contenti gli atti processuali e tutta la documentazione elaborata dalla Commissione storica e dal Tribunale diocesano. Tutto il materiale è stato consegnato a suor Beatrice Okwara, delle Piccole discepole di Gesù, nominata portitore, per essere portato al Dicastero per le cause dei Santi per ulteriori approfondimenti e valutazioni. «L’ultima sessione dell’inchiesta diocesana – ha detto don Andrea De Matteis – è la conclusione di un cammino che ha avuto inizio nel 2011. Le norme che regolano questo tipo di inchieste sono molto puntuali precise e richiedono sicuramente uno studio accurato della figura del servo di Dio e che ne metta in luce l’attualità. Monsignor Grassi viene ricordato oggi come figura di un pastore che ha lasciato con il suo ministero una profonda traccia nel cuore dei marinesi. Il suo ministero è stato capace di generare altri Santi, ma soprattutto di dare vita a una comunità fatta dalle pietre vive dei cristiani dopo la Seconda guerra mondiale».