9 dicembre 2024

Lunedì della seconda settimana di Avvento

Lc 5, 17-26
Inizia con questo miracolo una serie di cinque scontri di Gesù con i rappresentanti ufficiali del giudaismo, scribi e farisei provenienti da tutta la Palestina, i quali astiosamente lo scrutano per coglierlo in fallo. Il nucleo centrale dell’episodio è la rivelazione del perdono dei peccati attraverso l’umanità di Gesù, il Figlio dell’Uomo. I farisei, alle parole di Gesù “Ti sono rimessi i tuoi peccati” si scandalizzano, perché – e in ciò hanno ragione – solo Dio può perdonare. Ma Gesù guarisce e perdona, proprio perché la potenza di Dio è con lui, come l’evangelista dichiara espressamente: “La potenza del Signore [qui: Dio] gli faceva operare guarigioni”. Perdono e guarigione presuppongo – come sempre – la fede: Luca narra le cose in modo da mettere in evidenza non solo quella del paralitico ma anche quella di coloro che lo accompagnano. La restituzione della piena salute svolge la funzione di “segno”: essendo un’azione esternamente visibile, è una prova dell’autorità che ha Gesù di rimettere i peccati, azione non visibile ad occhi umani. La nuova situazione di quell’uomo è simbolo di ciò a cui il perdono dà inizio. La reazione del miracolato e della folla che glorificano e rendono lode a Dio, mette in evidenza come in questa guarigione risuoni l’oggi della salvezza, come quando nella sinagoga di Nazareth, Gesù aveva detto: “Oggi questa Scrittura si è compiuta …”. Questo oggi continua e si prolunga nelle comunità cristiane di tutti i tempi, perché sempre Dio perdona e salva. Quando parlo del perdono di Dio, penso sempre ai…peccatori, o penso anche a me stesso? E il perdono che Dio mi dà in abbondanza, mi spinge ad essere generoso nel perdonare a chi mi avesse fatto torto? Sono consapevole che è questo il significato della preghiera che recito tutti i giorni: “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo…“?

P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli