Omelia per la conclusione della Visita Pastorale nel Vicariato di Aprilia, 29 aprile 2012

29-04-2012

1. Concludiamo, oggi, sotto lo sguardo del Buon Pastore la terza tappa della Visita Pastorale che dal 14 gennaio ad oggi abbiamo vissuto in questo Vicariato di Aprilia. Ringraziamone insieme il Signore. Se siamo giunti a questo momento conclusivo non è perché siamo stati bravi camminatori, ma perché Egli ci ha sostenuto e guidato. «Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza», diciamo in un Salmo che cantiamo spesso e ch'é ritenuto come la perla del salterio (cf Sl 23 [22], 4). Col suo bastone, il pastore difende il gregge dai lupi rapaci e con il vincastro lo indirizza e lo guida sul sentiero giusto sicché non devii, ma proceda sicuro verso il pascolo.

Anche noi abbiamo bisogno, oggi, di questa guida. Siamo, infatti, come un gregge in transumanza, alla ricerca di pascoli nuovi, o meglio di un modo nuovo per pascere il gregge. Viviamo un difficile momento di transizione, per il quale da tempo siamo stati avvertiti ma del quale non sempre mostriamo di avere reale consapevolezza. Eppure per dieci anni, ripetendo almeno il titolo gli orientamenti pastorali CEI del 2001, tante volte abbiamo ammesso di essere chiamati a comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Nel 2004, poi, una nuova Nota pastorale richiamò l'urgenza di uno stile di missionarietà per le nostre parrocchie. Dobbiamo ammettere, però, che del «cambiamento» non ce ne siamo ancora resi conto del tutto.

Se consideriamo, infatti, la persistenza nelle nostre parrocchie di alcune pratiche rituali ci pare che la voglia di sacro non sia ancora venuta meno! Ci sono circostanze annuali o ricorrenze personali e famigliari che ancora portano in chiesa un certo numero di cristiani. C'è ancora una tenuta per la richiesta di ritualità nei classici momenti di passaggio della nascita, del matrimonio e della morte; non sono venute meno (anzi) anche altre forme di devozione popolare, come i pellegrinaggi specialmente in alcuni luoghi «speciali». Viceversa, sono in aumento forme individualistiche del credere; si accresce un'accoglienza selettiva di contenuti fondamentali della fede cristiana e della morale che l'applica nella vita. Vi sono i tratti marcati di una religione «fai da te», o self service. Se, poi, tocchiamo gli ambiti dell'educazione alla fede, allora ci rendiamo conto davvero di quanto rilevanti siano i problemi. I nostri catechisti e catechiste lo sanno bene.

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