Sant’Agostino
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri» (Mt 23, 27-32).
Gesù non è intimorito dall’autorità degli scribi o dalla fama che circonda i farisei: non si fa scrupolo nel segnalare i difetti dei loro atteggiamenti. E uno in particolare il Signore stigmatizza: quello dell’ipocrisia, cioè dell’apparenza, del mostrarsi diversi da ciò che si è veramente, indossando la maschera del devoto. Come se Dio, che esiste e agisce, non vedesse, invece, il nostro vero volto! Come se Dio non volesse da noi l’onestà e la correttezza… Dio preferisce il figlio svogliato ma autentico a quello perfettino e ipocrita! Dio vuole con sé dei figli, non dei giusti! Così i farisei erano molto attenti al loro ego spirituale, attenti a presentarsi sempre con l’aura di santità che la folla attribuiva loro. Come dei sepolcri, belli fuori, ma pieni di marciume al proprio interno. Presentiamoci con onestà davanti a Dio, anche se il nostro volto è sfigurato e la nostra anima è lorda e necessita di conversione. E stiamo attenti a riconoscere i profeti là dove sono, nel momento in cui vivono, senza ostacolarli. Quante volte, anche nella Chiesa, erigiamo monumenti ai profeti che appena ieri abbiamo ignorato e misconosciuto!
p style=“text-align: right;”A cura di Curtaz Paolo