martedì della XV settimana del tempo ordinario
Mt 11, 20-24
Concluso il “discorso missionario”, nel quale Matteo aveva raccolto varie parole di Gesù, seguono un giudizio su “questa generazione” che ha respinto Giovanni Battista e Gesù, e una lamentazione su tre città della Galilea. Queste città hanno visto i miracoli di Gesù ma non hanno creduto, non hanno fatto penitenza. Si tratta di una delle 33 “parole dure” del vangelo: quelle che sono più “dure da intendere”. La serie di “Guai a te!”, comunque, non sono vere e proprie maledizioni: Gesù non ha mai “maledetto” nessuno: anzi ci chiede di benedire e non maledire, di amare i nemici e di pregare per coloro che ci fanno del male. L’espressione traduce un’esclamazione impregnata di pietà ed insieme di tristezza a cui corrisponde abbastanza bene il nostro “Ahimè”, oppure: “Infelice sei tu, siete voi!”: “Infelice sei tu Betsaida perché non hai compreso i segni di Dio e non hai fatto penitenza…! Si tratta, in definitiva, di un vigoroso appello alla conversione. Queste esclamazioni piene di tristezza, nel vangelo non significano mai una condanna irrevocabile. Trionfando del peccato e della morte, il Cristo ha liberato l’umanità da ogni maledizione. Di fronte a un quadro come questo, è difficile non sentire un forte richiamo alla conversione personale.
p style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli