La preghiera della regina Ester costituisce il più bel commento alla pericope odierna del Vangelo di Matteo, che ci rivela il volto paterno di Dio che “dà cose buone a quelli che gliele chiedono”.
Con le sue parole di sconfinato abbandono in Dio, Ester ci lascia un itinerario di preghiera, suggerendoci alcuni atteggiamenti da assumere nella relazione con Dio.La storia di Ester e del popolo d’Israele ci dice anzitutto che non c’è situazione disperata che non possa trovare “rifugio in Dio” (Est 4,17a) e ci suggerisce il giusto atteggiamento: anzitutto riconoscersi creature dinanzi al proprio Creatore e interpellare la fedeltà di Dio anche dinanzi ad un popolo che sì, è peccatore, ma che gli appartiene; porre solo in lui la propria fiducia, non confidando nelle proprie forze– “Il Signore farà tutto per me” – ma unicamente in lui che “libera fino all’ultimo” tutti coloro che compiono la sua volontà.
Anche noi col salmista prorompiamo nel canto gioioso: “Ti rendo grazie, Signore, hai ascoltato le parole della mia bocca.