8 maggio – mercoledì VI settimana di pasqua
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Gv 16, 12-15).
Commetteremmo un grave errore se pensassimo che il compito dello Spirito Santo sia quello di condurci in una specie di spiritualismo puro e libero, giacché noi non siamo puro spirito. Questa divisione della carne e dello spirito è la grande tentazione e al contempo la grande urgenza del nostro tempo. Come acutamente osservava, in una sua omelia nel duomo di Regensburg, il cardinale Ratzinger «proprio questo è il dramma dello Spirito Santo, il dramma della Chiesa e anche il nostro: lo sforzo di trarre lo Spirito dal fango. E non è rifuggendo il fango che ci facciamo Spirito, ma solo sopportando il fango che è in noi e negli altri; sottoponendolo alla nuova forza vitale, al respiro di Gesù Cristo, nello Spirito Santo che ancora oggi trasforma il mondo». È proprio dello Spirito Santo guidarci alla verità tutta intera che è Gesù, il nuovo Adamo, che – come si legge nella Gaudium et spes – «proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a sé stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (n. 22). Il peso della verità, che ora i discepoli non sono in grado di portare, è il peso del nostro peccato che la luce di Cristo svela in noi, ma ora che si fa manifesto non c’è più motivo per disperarci, perché c’è Gesù col suo perdono che ci redime morte (don Paolo Ciccotti, Sulla tua Parola, Il messalino. Editrice Shalom, Maggio 2024).
p style=“text-align: right;”A cura di don Gian Franco Poli