10 maggio – venerdì VI settimana di pasqua
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla» (Gv 16, 20-23a).
Gesù paragona le nostre sofferenze a quelle di una donna in travaglio per il parto, la quale gioisce per il bambino lungamente atteso e che finalmente viene alla luce, più di quanto non sia afflitta per il suo dolore presente. Gesù ci sta dicendo che, come all’inizio della creazione, il Padre non smette di dire “sia la luce” dentro l’oscurità dentro la quale ci veniamo a trovare. Non una luce qualsiasi, ma la luce di Cristo e quando la luce di Cristo risorto irrompe, allora, in un istante, ci si dimentica persino di tutto il buio che si è dovuto attraversare. Il punto allora non è la fatica, ma la posta in gioco, quel di più che rende accettabile il sacrificio. «Così anche voi, ora, siete nel dolore – dice Gesù – ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia». La vita spesso ci porta via tante cose, Gesù però ci rassicura che è preparata per noi una gioia che niente e nessuno potrà più toglierci. Non è una semplice pacca sulla spalla, ma una promessa della quale possiamo e vogliamo fidarci (don Paolo Ciccotti, Sulla tua Parola, Il messalino. Editrice Shalom, Maggio 2024).
p style=“text-align: right;”A cura di don Gian Franco Poli