31/03/2024 – Nagoya, una grande città del Giappone con oltre 2 milioni di abitanti, conosciuta per aver dato i natali alla Toyota, la ben nota casa automobilistica. Ma ci sono anche migliaia di studenti in questa metropoli nel centro del Giappone, in diverse università e istituti universitari. Subito dopo la Seconda guerra mondiale, che vide lo sgancio delle due terribili bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, i Missionari del Verbo Divino (Verbiti) vi fondarono un’università, la Nanzan University, che oggi accoglie oltre 9 mila studenti e figura tra le più rinomate università private del Giappone. Qui ho avuto, qualche settimana fa, la bella esperienza di conoscere alcuni bravi laici che appartengono all’Opera di Nazaret, un’associazione internazionale, riconosciuta dalla Santa Sede, che nacque nei primi anni Sessanta attorno al professore Giovanni Riva, appassionato educatore e papà del nostro sacerdote diocesano don Nicola Riva. Questi laici si impegnano per fare incontrare il volto vivo di Gesù alle persone del nostro tempo, specialmente ai giovani, laddove concretamente sono e, in particolare, attraverso l’impegno educativo.
Nell’ambito del loro gruppo di universitari, chiamato «The Others», ho incontrato alcuni giovani giapponesi che si sono convertiti al cristianesimo, altri sono già catecumeni, cioè in cammino verso il battesimo, oppure semplicemente interessati di andare al fondo delle cose, di interrogarsi sul senso da dare alla vita, di non rimanere fermi nella distrazione e nei pregiudizi, che spesso caratterizzano purtroppo l’ambiente universitario e sociale in genere. Mi hanno molto colpito questi incontri. Mi sono chiesto: «Come mai un giovane giapponese, che vive di fatto il suo ateismo pratico in una società del benessere, dove Dio non sembra aggiungere nulla alla vita, possa arrivare a chiedere il battesimo? Cosa inoltre c’è di diverso da quanto può offrire lo shintoismo o il buddismo che sono le religioni più praticate in Giappone e che pure hanno tanti insegnamenti millenari?». Le risposte sono state sorprendenti e forse dovrebbero spingere in una certa direzione anche la proposta delle nostre parrocchie e la nostra testimonianza come credenti: questi giovani giapponesi hanno trovato, infatti, nel cristianesimo la possibilità di un rapporto personale con Dio; un Dio vivo che parla al cuore, trasforma la coscienza e plasma l’agire concreto. Inoltre, hanno fatto esperienza di vera fraternità e di «compagnia» (cum-panis, essere partecipi dello stesso pane), cioè condivisione profonda della vita ed esperienza di accompagnamento e amicizia. In fin dei conti, queste sono le coordinate fondamentali di ogni processo catecumenale degli adulti: la scoperta di Dio come persona e misericordia, ma anche l’esperienza della Chiesa come comunità significativa di fraternità e condivisione.
Il dono pasquale per eccellenza è lo Spirito Santo che ci fa entrare in una nuova dinamica di fraternità e di missione. La sera di quel giorno della risurrezione, scrive l’evangelista Giovanni, mentre erano chiuse le porte, venne, infatti, Gesù il Risorto, portando ai discepoli il dono della pace e il mandato della missione, quindi soffiò e disse: «Ricevete lo Spirito Santo» (cf. Gv 20, 19-23). Lo Spirito fa sognare e ripartire chi è scoraggiato e tiepido. Lo Spirito della Pasqua raggiunge i luoghi più impensati e le situazioni più strane per ricrearle e farle fiorire nuovamente. Ma, soprattutto, lo Spirito soffia laddove vuole, anche oggi, anche nel nostro mondo distratto e consumistico, suscitando la fede (cf. 1 Cor 12, 3), donando la gioia e la pace (cf. Gal 5, 22), riversando nei cuori l’amore (Rm 5,5), ispirando ciò che giova chiedere nella preghiera (cf. Rm 8, 26) e creando comunione e unità tra le persone (cf. At 2,1-11).
Chiediamo allora in questa Pasqua che Gesù, il Risorto, soffi anche su di noi, donandoci il suo Spirito, affinché sconfigga l’aridità che percepiamo spesso in noi e attorno a noi, aprendo nuove vie alle nostre comunità per testimoniare l’esperienza gioiosa del Risorto. È Pasqua quando la fede in Gesù diventa contagiosa, quando sappiamo essere creativi di fronte alle sfide del nostro tempo, quando si scopre che la relazione e l’accoglienza dell’altro sono le vie per l’annuncio cristiano. Lo Spirito, che il Cristo Risorto dona ai suoi discepoli di oggi, porti pace nelle guerre di questo mondo, unità nelle divisioni, consolazione agli afflitti, forza a quanti operano la carità e la fraternità. Buona Pasqua a tutti!
Pasqua, 2024
Vincenzo Viva
Vescovo di Albano