Mercoledì santo
«Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro» (Is 50, 5).
Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore! Gesù entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla per sé, neppure la vita (Udienza generale, 27 marzo 2013). L’uomo vive «dentro di sé il dramma di non accettare la salvezza di Dio», perché vorrebbe «essere salvato a modo suo». E Gesù arriva persino a piangere per questa «resistenza» dell’uomo, riproponendo sempre la sua misericordia e il suo perdono (Omelia Santa Marta, 3 ottobre 2014).
Impegno:
Non è mai l’apparente tranquillità ad appagare il nostro cuore, ma la vera pace che è dono di Dio. Non si deve mai cercare il «compromesso» facile né si devono praticare facili «irenismi». Solo il discernimento ci salva dal vero sradicamento, dalla vera «soppressione» del cuore, che è l’egoismo, la mondanità, la perdita del nostro orizzonte, della nostra speranza, che è Gesù, che è solo Gesù (Omelia, 27 settembre 2014).
p style=“text-align: right;”A cura di don Gian Franco Poli