venerdì della seconda settimana di quaresima
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta (Mt 21, 33-43; 45).
Dei peccatori non è necessario parlare troppo, perché tutti noi lo siamo. Ci conosciamo da dentro e sappiamo cosa è un peccatore. E se qualcuno di noi non si sente così, vada a farsi una visita dal medico spirituale: qualcosa non va. I contadini ai quali la vigna è affidata si sono sentiti forti, si sono sentiti autonomi da Dio. E così si sono impadroniti di quella vigna; e hanno perso il rapporto con il padrone della vigna: i padroni siamo noi! E quando va qualcuno a ritirare da loro la parte del raccolto della vigna che spetta al padrone, lo bastonano, lo insultano, lo ammazzano. Questo significa perdere il rapporto con Dio, non avvertire più il bisogno di quel padrone. È ciò che fanno i corrotti, quelli che erano peccatori come tutti noi, ma hanno fatto un passo avanti: si sono consolidati nel peccato e non sentono il bisogno di Dio. O almeno, si illudono di non sentirlo, perché nel codice genetico c’è questo rapporto a Dio. E siccome non possono negarlo, si fanno un Dio speciale: loro stessi (Omelia Santa Marta, 3 giugno 2015).
Nella parabola del Vangelo i santi, sono quelli che vanno a prendere l’affitto e loro sanno cosa li aspetta. Ma devono farlo e fanno il loro dovere. I santi: quelli che ubbidiscono al Signore, quelli che adorano il Signore, quelli che non hanno perso la memoria dell’amore con il quale il Signore ha fatto la vigna. I santi nella Chiesa. E così come i corrotti fanno tanto male alla Chiesa, i santi fanno tanto bene (Omelia Santa Marta, 3 giugno 2015).
p style=“text-align: right;”A cura di don Gian Franco Poli