lunedì della terza settimana di quaresima
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino (Lc 4, 24-30).
Lo stile di Dio è la semplicità: inutile cercarlo nello spettacolo mondano. Anche nella nostra vita egli agisce sempre nell’umiltà, nel silenzio, nelle cose piccole. Mentre la gente sentiva con piacere quello che diceva Gesù, a qualcuno non è piaciuto quello che diceva, e forse qualche chiacchierone si è alzato e ha detto: questo è il figlio del falegname e ben lo conosciamo! Tutti cercavano lo spettacolo; Dio agisce nell’umiltà, nel silenzio, nelle cose piccole. E se noi vediamo tutta la storia della salvezza, troveremo che sempre il Signore fa così, sempre, con le cose semplici (Omelia Santa Marta, 9 marzo 2015).
Un’altra lezione che la Chiesa deve ricordare sempre è che non può allontanarsi dalla semplicità, altrimenti disimpara il linguaggio del Mistero e resta fuori dalla porta del Mistero, e, ovviamente, non riesce ad entrare in coloro che pretendono dalla Chiesa quello che non possono darsi da sé, cioè Dio. A volte, perdiamo coloro che non ci capiscono perché abbiamo disimparato la semplicità, importando dal di fuori anche una razionalità aliena alla nostra gente. Senza la grammatica della semplicità, la Chiesa si priva delle condizioni che rendono possibile “pescare” Dio nelle acque profonde del suo Mistero (Discorso, 27 luglio 2013).
p style=“text-align: right;”A cura di don Gian Franco Poli