mercoledì della terza settimana di quaresima
«Ma bada a te e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli» (Dt 4, 9)
E Lui è venuto per noi, quando noi riconosciamo che siamo peccatori. Ma se noi siamo come quel fariseo, davanti all’altare: «Ti ringrazio Signore, perché non sono come tutti gli altri uomini, e nemmeno come quello che è alla porta, come quel pubblicano» (Cfr. Lc 18,11-12), non conosciamo il cuore del Signore, e non avremo mai la gioia di sentire questa misericordia! Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo! «Oh, padre, se lei conoscesse la mia vita, non mi parlerebbe così!». Perché? cosa hai fatto? «Oh, ne ho fatte di grosse!». Meglio! Vai da Gesù: a Lui piace se gli racconti queste cose! Lui si dimentica, Lui ha una capacità di dimenticarsi, speciale. Si dimentica, ti bacia, ti abbraccia e ti dice soltanto: «Neanch’io ti condanno; va’, e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11). Soltanto quel consiglio ti dà. Dopo un mese, siamo nelle stesse condizioni… Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono. E chiediamo la grazia di non stancarci di chiedere perdono, perché Lui mai si stanca di perdonare. Chiediamo questa grazia (Omelia, 17 marzo 2013).
p style=“text-align: right;”A cura di don Gian Franco Poli