San Giacomo
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 20, 20-28).
Festa di uno dei due apostoli di nome Giacomo. Figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni, è detto «il Maggiore»; fu il primo martire tra gli apostoli (At 12,2) verso il 44. [l’apostolo Giacomo «il Minore» fu il primo vescovo di Gerusalemme, martire anche lui, autore della lettera detta appunto «di Giacomo»]. Gesù sta andando con i suoi discepoli verso Gerusalemme, per fare la sua proclamazione del regno di libertà e di amore. I dirigenti religiosi hanno già deliberato che deve morire. Gesù lo sapeva, e più volte aveva avvertito i suoi discepoli. Nonostante tutto, questi pensano ancora che il loro Maestro si metterà a capo di un movimento di liberazione della nazione giudaica. Anche la madre di Giacomo e Giovanni la pensa allo stesso modo. Con estrema chiarezza, Gesù fa la contrapposizione tra l’oppressione che i dominatori e i potenti esercitano sul popolo, e la pratica caratteristica del Regno: l’umiltà e il servizio per la liberazione e la comunicazione della vita a tutti. E presenta sé stesso come modello: è venuto per «servire, non per essere servito». Questa contrapposizione e questo rovesciamento sono estremamente chiari a livello di idee: la differenza tra «servire» ed «essere servito» è intuitiva. Il difficile sta nel vedere dove e come in concreto si verifica per me questo «servire» o, al contrario, «essere servito/a». C’è il rischio che il «buon senso», la «misura», annullino la parola di Gesù, annullino cioè la mia disponibilità a farmi «servo/a» degli altri.
A cura di don Gian Franco Poli