XIII del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9, 9-13).
Gesù è il missionario itinerante, il Figlio che riunisce in un unico popolo, offrendo ad ogni creatura l’opportunità di salvarsi. Ognuno di noi, non solo è coinvolto in prima persona dalla Sua parola, è cercato per una ragione “non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9, 13). Troppo spesso si evidenzia il movimento verso Gesù e non sempre quello di Gesù verso noi; il vangelo conferma che “vide un uomo” e gli disse: “Seguimi”. Dipende da noi accettare un invito, che non fa preferenze di persone e che può cambiare la vita.
La storia della salvezza e la storia dell’uomo sono parallele; anche nelle vicende tristi come la morte di Sara, e gioiose come il matrimonio di Isacco, Dio è fedele alle sue promesse. Abramo, dopo la morte della sposa, inizia il pellegrinare verso il paese di Canaan. Anche per Matteo, la vita cambia nel momento che Gesù lo coinvolge nel suo progetto di salvezza. La morte e il passato non possono condizionare il volere divino; Abramo e Matteo cambiano vita e diventano uomini su cui gli altri possono contare. Abramo comprende gradualmente che la sua vita non è più incentrata sulla sua età, sulle sue abitudini, ma sul mettersi a disposizione del popolo di Dio, e così anche Matteo che da esattore diventa apostolo. La chiamata esige una risposta generosa, totale, una consegna di quanto si è ricevuto. Ecco perché il Figlio dell’Uomo è venuto a chiamare ciascuno di noi, ecco perché l’essere stati chiamati è già il primo segnale di salvezza, che può coinvolgere gli altri se in noi si trasforma in dedizione, in amore che guarisce.
Preghiera: Signore, lo so molto bene che non sei venuto a chiamare i giusti, ma a salvare, invece, i peccatori. Guidami a confrontarmi con le Scritture per capire qual è il giusto comportamento, e concedimi di sperimentare la tua misericordia e di diventare anch’io misericordia per quanti metterai sulla mia strada. Amen.
A cura di don Gian Franco Poli