venerdì XII settimana del tempo ordinario
Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guardati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro» (Mt 8, 1-4).
Lo voglio! Con questa perentoria affermazione Gesù accoglie il lebbroso che chiede di essere purificato. Purificato, prima ancora di essere guarito, perché la lebbra era ancora vissuta come una punizione divina a causa dei peccati commessi. Una visione di Dio drammatica che, pure, ancora oggi alberga nel cuore di molti, anche cristiani. Davanti alle disgrazie della vita, ai fallimenti, alle malattie, istintivamente ci viene da pensare di essere puniti da Dio per qualche colpa o incongruenza. Perciò il lebbroso vive la propria malattia con enorme senso di colpa, e manifesta il suo urgente bisogno di purificazione, la sua impellente necessità di cambiamento. Perciò Gesù lo accoglie e lo ascolta ed esprime con forza il suo desiderio: egli vuole che quest’uomo sia purificato! Dio desidera che il nostro cuore diventi puro, cioè che si liberi dalle tenebre e dalle ombre che ci provengono dal peccato o dall’inconscio o dal nostro passato. Dio desidera ardentemente che superiamo ogni senso di colpa, ogni senso di fallimento e inadeguatezza per recuperare, infine, la nostra dignità. E tornare ad essere liberi
A cura di Paolo Curtaz