Comunione dei Santi: comunione del peccatore e del Santo

Omelia nella solennità di Tutti i Santi - Abbazia Nostra Signora del Santissimo Sacramento, Marino - Frattocchie
01-11-2020

Celebro volentieri e con gioia insieme con voi la Divina Liturgia in questo Giorno del Signore e in questa festa, nella quale la Chiesa venera Tutti i Santi. Quand’ero ragazzo, per spiegarmene il significato, la mia mamma mi diceva che il loro numero era davvero tanto grande da rendere impossibile il loro inserimento nei giorni di un calendario ed era perciò necessario farne una festa che li includesse tutti. Era il suo modo di tradurre a un bambino i «centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele» richiamati dall’Apocalisse. Il numero è davvero inesauribile, come inesauribile è la sapienza del Vangelo, che i santi hanno tradotto nella propria vita; è il numero di una pienezza, che cresce di giorno in giorno.

Abbiamo ascoltato la pagina del vangelo che proclama le beatitudini di Gesù. Ciascuna di esse tratteggia un aspetto, una dimensione, un volto della santità; in definitiva, un aspetto del volto di Cristo. Il santo è sempre un «uomo delle Beatitudini», come san Giovanni Paolo II chiamò Piergiorgio Frassati nell’omelia per la beatificazione: Penso che pure il beato Carlo Acutis, le cui spoglie ho potuto venerare lo scorso 19 ottobre, abbia vissuto in pienezza, nonostante la su giovane età, le beatitudini del Vangelo.

Parlando di lui il Papa ha detto che «egli non si è adagiato in un comodo immobilismo, ma ha colto i bisogni del suo tempo, perché nei più deboli vedeva il volto di Cristo» (Angelus dell’11 ottobre 2020). Questa frase del Papa mi fa tornare alla memoria un’immagine che raffigura Carlo mentre, in uno scenario montano, cammina avendo uno zaino sulle spalle. In un’associazione di ricordi, le parole del Papa mi riportano alla memoria pure un modo di tradurre quel «beati», che per nove volte è ripetuto nel racconto evangelico. Mi riferisco ad André Chouraqui il quale, traducendo nella lingua francese il Nuovo Testamento, rende il «beati» con en marche, ossia «incamminiamoci»! Egli, infatti, ha tentato una retroversione nella lingua ebraica dell’esclamazione di Gesù, ipotizzando come versione originale sulle sue labbra l’interiezione ashréi che, alla luce pure del Salmo 1,1, evocherebbe anche la rettitudine dell’uomo in cammino sulla via diritta, che lo conduce a Dio.