Dire la verità col cuore e con la bocca

Omelia nella festa di San Benedetto abate - parrocchia di San Benedetto abate - Pomezia
11-07-2020
  1. Mentre mi disponevo all’incontro con voi per questa Santa Messa nella festa di san Benedetto, patrono della vostra Città e titolare di questa comunità parrocchiale – la prima costituita in Pomezia ormai oltre ottant’anni or sono – il mio pensiero è andato spesso all’affresco posto nell’abside dove il santo Abate è riprodotto in forme imponenti, con lo sguardo rivolto al cielo e avendo tra le mani il testo della Regola, ch’è il punto di riferimento per tutto il monachesimo occidentale. La scheda artistica c’informa che l’opera è di Cipriano Efisio Oppo (1891-1962), un pittore e critico d’arte, che approntò questa pittura nel 1939. Per le due figure di San Mauro e di San Placido, poste a sinistra e a destra della base, egli ricopiò volti dei suoi due figli, Ottavio e Luciano; per la figura di san Benedetto, invece, guardò a Nello Falconi, un muratore che lo aiutava nell’esecuzione degli affreschi.

Accanto all’immagine centrale l’artista– ritengo ispirandosi alle storie di san Benedetto affrescate da Spinello Aretino nel monastero olivetano di San Miniato – egli riprodusse due episodi narrati da san Gregorio Magno. Il primo, dipinto a destra del santo, richiama la storia del corvo che ogni giorno, al momento della refezione, accorreva e beccava il pane dalla mano di san Benedetto: corvum ministrantem, lo chiama la sequenza liturgica. Ad esso il santo diede ordine di buttar via un pane che, se gli era stato offerto simulando un gesto di amicizia, nascondeva, invece, un’insidia velenosa. L’altra riproduzione è la storia di giovane monaco, rimasto schiacciato sotto un muro improvvisamente crollato. Il santo capì che il disastro era stato causato dal Maligno, il quale camuffandosi si era presentato con la scusa di voler fare una visita ai monaci che lavoravano. San Benedetto fece deporre il giovane morente sopra la stuoia dove egli abitualmente pregava e si mise a pregare. Ed ecco il miracolo! «Entro la stessa ora egli rimandò al lavoro il fanciullo sano e robusto come prima, perché insieme agli altri monaci terminasse la costruzione della parete» (cf. Dialoghi, II, 8.11).