Mt 10,1-7
«Chiamati a sé i suoi dodici discepoli … Gesù li inviò».
La nostra vita, la nostra vocazione, il nostro amore è sempre “responsoriale”, c’è Qualcuno che ci ha amati per primo e ci ha chiamati alla vita. Questo aggettivo possessivo esprime l’appartenenza a qualcuno e quando qualcosa ci appartiene ne abbiamo cura, attenzione, la difendiamo, la custodiamo gelosamente. Tutto ciò per dire che non dobbiamo temere, non siamo soli, c’è Qualcuno che veglia su di noi di notte e di giorno!
L’amore di Gesù però non è un amore egoistico, il suo è un amore che chiama e che manda, questo perché solo in questo movimento può esserci vita. L’amore, quello vero, chiede sempre di essere condiviso, comunicato, donato; rimanendo in sé implode, mentre uscendo da sé realizza pienamente il suo essere e donandosi si moltiplica, rigenerandosi momento per momento. C’è un Dio, la cui identità è amore, che ci ama e si prende cura di noi: questa è la bella notizia.