È la domenica delle Beatitudini, ovvero della felicità.
Dal Vangelo di Luca emergono due modi di concepire la vita: o «per il regno di Dio» o «per la propria consolazione». È evidente che alla categoria dei beati appartengono i poveri, gli affamati, gli afflitti e i perseguitati. I ricchi, i sazi, chi se la ride e chi è innalzato appartiene, invece, agli sventurati. La domanda che questo brano oggi ci rimanda è: «Su cosa fondo la mia vita? Su ciò che passa, o su ciò che non passa?».
La prima lettura ci aiuta a comprendere: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo. Egli sarà come un tamerisco nel deserto… Benedetto l’uomo che confida nel Signore. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua» (Ger 17,5-8). Il tamerisco è un arbusto sterile di nessun valore che cresce in luoghi aridi. Allora, riporre la propria fiducia in Dio è capovolgere l’ordine e mettere sul trono non l’io con le sue infinite voglie, ma Dio con la sua vita infinitamente benedicente e amante che dona la vera felicità e fecondità.