Ufficio per il Diaconato permanente

Dal regolamento di curia

L’Ufficio è lo strumento del Vescovo perché la Chiesa di Albano accolga con fede e generosità il ministero sacro del Diaconato nella sua forma permanente.

L’Ufficio è guidato dal Delegato vescovile per il Diaconato permanente il quale prepara un “Direttorio diocesano per il diaconato permanente”, sulla base delle Norme della Santa Sede e della Cei43.

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43 Cfr. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti e CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti [22 febbraio 1998]; CEI, Orientamenti e Norme per i diaconi permanenti nella Chiesa in Italia [1993].

Direttore: Don Giuseppe Continisio

Email: vicarioamministrativo@diocesidialbano.it

 

Documenti

Clicca qui per leggere il Direttorio per il Diaconato nella Diocesi di Albano (09/06/2019)

 

Omelie

  • Omelia nell’ordinazione al Diaconato di Miriel Antonio Ortez Herrera e Fabio Celani (14/02/2021) clicca qui per il documento
  • Omelia nella Ordinazione al Diaconato permanente di Nicola Parisi e Tomaso Antonio Ursini (17/04/2010) clicca qui per il documento
  • Omelia per il IV anno di ministero episcopale e per l’Ammissione di due candidati al Diaconato permanente – Nicola Parisi e Tomaso Antonio Ursini (30/11/2008) clicca qui per il documento

 

Da leggere:

Incontro di Formazione dei diaconi permanenti sul tema «Ecco qui c’è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?»

Sabato 22 febbraio si è tenuto il ritiro mensile dei Diaconi Permanenti della Diocesi di Albano, presso la parrocchia della Natività di Santa Maria delle Mole.
Il parroco don Jesus ha accolto familiarmente i diaconi e le loro mogli (in totale 25 persone) ed ha presentato brevemente la vita pastorale della sua comunità. Successivamente don Pino Continisio, il delegato vescovile per i diaconi, ha tenuto il quarto e conclusivo incontro sulla trasmissione della fede, centrato sull’interpretazione del deposito della fede.
Rimandando alle citazioni magisteriali e scritturistiche su questo tema a delle dispense distribuite al termine dell’incontro, don Pino ha voluto focalizzare l’attenzione sull’incontro (tema biblico ricorrente), usando come paradigma il brano di At 8,26-40 (il diacono Filippo e l’eunuco etiope), messo in parallelo con quello dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-53).
La lectio ha messo in evidenza uno schema in 5 passi:

  • L’iniziativa di Dio (lo Spirito)
  • Il farsi vicino (compagno di viaggio)
  • l’annuncio
  • la mistagogia (spiegazione)
  • la scelta (Battesimo)

Dopo l’analisi di ciascun passo, don Pino ha raccomandato di modellare le attività pastorale secondo questo paradigma: il discernimento (l’iniziativa parte da me o da Dio); l’importanza della relazione personale; il rispetto della libertà dell’altro, mettendosi in ascolto senza voler dettare tempi e temi; la risposta franca alle domande (anche scomode) dell’altro e, solo alla fine (quando i tempi sono maturi) arrivare al Sacramento come punto d’arrivo di una tappa e inizio di una nuova.
Importante distinguere tra proselitismo (fidelizzare a noi stessi) e annuncio cristiano (rimandare a Cristo).
Successivamente c’è stata la partecipazione alla messa festiva nella chiesa parrocchiale, presieduta da don Pino e concelebrata da don Jesus e don Salvatore, al termine della quale prima don Jesus e poi don Pino hanno brevemente presentato alla comunità la figura del diacono e l’importanza di mettersi tutti a servizio della comunità (con modi e tempi propri per ciascuno).
Come di consueto l’incontro è terminato con un’agape fraterna a cui si è unito anche don Jesus.

Massimo e Michela Fratini

          

   

 

Incontro di Formazione dei diaconi permanenti sul tema “Tradizione e successione apostolica”

Un’atmosfera di fervida attesa ha accolto, nella parrocchia del Santissimo Salvatore di Genzano, l’incontro sulla “Tradizione e successione apostolica”, sabato 18 gennaio, dedicato ai diaconi e alle loro spose, accolti calorosamente da don Alessandro Saputo, pronti a condividere un momento di crescita spirituale. Un’attesa che, a ben guardare, non ha riguardato solo l’argomento della serata, ma qualcosa di più profondo: un desiderio di approfondire quella “dimensione verticale” che dà senso al tutto. Ed è proprio da questo sentimento, da questa tensione amorevole verso l’altro che nasce la necessità di un incontro, di un confronto, di una ricerca comune. Un’esperienza che ci invita a riflettere su come la nostra fede, radicata nella Tradizione apostolica, possa illuminare la complessità del mondo che ci circonda e guidarci verso un rapporto sempre più autentico con Cristo.
Un contributo fondamentale all’incontro è arrivato da don Pino Continisio che nella sua relazione ha invitato a guardare oltre se stessi: «Dove siamo rispetto alla nostra capacità di vivere e comunicare la Fede? Chi siamo? Da dove veniamo? Per chi viviamo?». Queste domande, profonde e cariche di significato, sono un invito a uscire dal confort zone e a interrogarsi sul senso dell’esistenza. Don Pino ha ricordato l’importanza di “guardarsi oltre”, di superare la logica del “penso a me stesso” e di adottare invece la mentalità “dell’in-tendere”, quella tensione che è preghiera e ascolto e che apre le porte dell’Infinito per capire che ciascuno non è fatto solo di una dimensione “orizzontale”, ma comprende anche quella “verticale”.
«La fede: un testimone da passare», ha continuato ancora don Pino: la trasmissione della fede è come una corsa di staffetta. Si riceve il testimone della fede da Dio, un dono gratuito e incondizionato che eleva verso l’alto, verso la dimensione divina. Ma questo testimone non è da tenere stretto, ma da far correre. Come i passaggi di testimone in una staffetta, la fede di ognuno si rinnova e si fortifica nel momento in cui la si condivide con gli altri. È un movimento circolare, un continuo dare, che non chiede nulla in cambio se non l’apertura al mistero e la disponibilità a mettersi al servizio degli altri.
La fede è un dono, “un dono a perdere”, è “gratuità”, che si moltiplica nel donare. Più si condivide, più si espande, illuminando i cuori e riscaldando le anime. La dimensione verticale e quella orizzontale si intrecciano continuamente in questo movimento. È un cammino che richiede coraggio, umiltà e perseveranza, ma che ricompensa ciascuno con una gioia profonda e duratura. In questa corsa di staffetta, ognuno ha un ruolo fondamentale, tutti chiamati a portare il testimone, a custodirlo e a trasmetterlo alle generazioni future. E anche se non si arriverà per primi al traguardo, la gioia di aver partecipato a questa corsa sarà immensa.
«Il coraggio di fare spazio: un atto di amore». Ancora le parole di don Pino fanno riflettere sul concetto di “gratuità”. Fare spazio all’altro, come fanno i corridori della staffetta, è un atto di grande amore. Significa riconoscere che la fede non è una proprietà privata, ma un patrimonio comune. Significa anche avere il coraggio di lasciar andare, di non volersi attaccare al risultato, ma di gioire semplicemente nel donare. Significativa esortazione è evitare di “fare della fede una nicchia di benessere, precipitando nello sterile egoismo della fede”. Perché e necessario evitare questa trappola? Per vivere la fede come:
Impegno: la fede non è un prodotto da consumare per il proprio benessere individuale, ma un impegno attivo che richiede una risposta personale. È un invito a uscire da se stessi.
Sfida: La fede non è una scorciatoia per la felicità, ma un cammino che comporta anche sofferenza e prove. È un invito a confrontarsi con le proprie fragilità e a crescere nella relazione con Dio e con gli altri.
Relazione: La fede è innanzitutto una relazione con Dio, un dialogo personale che trasforma interiormente.
Don Pino ha esortato, quindi, a riconoscere nella fede non un rifugio egoistico, ma un impegno attivo che chiede di uscire da se stessi per incontrare gli altri. È un cammino di crescita spirituale che porta a una relazione più profonda con Dio e con il prossimo. Evitare di trasformare la fede in una nicchia di benessere significa vivere la fede in modo autentico e coerente, diventando così veri testimoni di Cristo nel mondo. Questo dono inestimabile è come una chiave, che apre le porte di un mondo nuovo, un mondo di relazioni profonde e di significati inaspettati. Questa chiave è stata donata gratuitamente, ma non è un oggetto inerte. È uno strumento vivo, che chiede di essere utilizzato. È la nostra Vocazione! Don Pino ha indotto a riflettere, ancora, su come «la vocazione sia una password che ci permette di accedere a un mistero, a un codice segreto che solo Dio conosce». È un cammino di scoperta continua, un’avventura che invita a superare i propri limiti e a crescere sempre di più. Ricevere questa chiave, questa password, è una grande responsabilità. Ognuno è chiamato a custodirla gelosamente e a condividerla con gli altri. Come i corridori di una staffetta, che passano il testimone di generazione in generazione. La vocazione non è solo un dono personale, ma un compito da svolgere, una missione da compiere.
In conclusione, Don Pino ha invitato a riflettere sulle parole di Samuele, quando il Signore lo chiamò: “Eccomi!” fu la sua pronta risposta. E Gesù, nel Vangelo di Matteo, parla del seme che cresce e fruttifica. Tutti sono stati chiamati, come Samuele, a rispondere alla voce di Dio e come il seme, sono chiamati a crescere e a portare frutto.
La chiave ricevuta è un seme prezioso, da piantare nel terreno fertile della vita. Occorre nutrirlo con la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e l’impegno nella comunità. E, soprattutto, condividerlo con gli altri, affinché anche loro possano sperimentare la gioia della fede. Questo è l’invito di don Pino, il suo Dono a perdere e la sua password: «Non abbiamo paura di rispondere alla chiamata del Signore. Come Samuele, diciamo: ‘Eccomi!’ e mettiamoci al servizio del suo Regno».

Giovanni Mattia

 

 

Incontro di Formazione dei diaconi permanenti sul tema “La Rivelazione: una “tradizione” da “trasmettere”

La Parrocchia Beata Vergine Immacolata in Torvaianica, sabato 21 dicembre alle 16, ha ospitato l’incontro di formazione mensile dei diaconi permanenti, guidato dal Delegato vescovile don Pino Continisio. All’incontro hanno partecipato i diaconi con alcune mogli e alcuni aspiranti diaconi. Don Pino dopo i saluti iniziali ha comunicato che presso gli Uffici della Curia è stata costituita la Segreteria per il diaconato che ha il compito di raggiungere e informare i diaconi sui programmi di formazione, le iniziative e le proposte diocesane e il nominativo dei referenti vicariali. Inoltre, ha informato i presenti sull’incontro regionale svoltosi nel mese di novembre presso il santuario di san Vittorino con il Vescovo di Rieti, e sulle tematiche interessanti discusse da tale confronto.
Si è passati poi al tema dell’incontro: “La Rivelazione: una “tradizione” da “trasmettere” (CCC 74). Tema che scaturisce da un’esigenza individuata dal Vescovo a conclusione degli esercizi spirituali dello scorso mese di giugno, e consegnata ai diaconi chiedendo di farsi promotori della Trasmissione della Fede. Come posso comunicare Cristo se non ho la pace nel cuore?
Con la Rivelazione Dio si fa presente dentro la storia coinvolgendosi, con eventi e parole, direttamente con l’esperienza umana. Ma come questo manifestarsi di Dio potrà raggiungere chi nel tempo e nello spazio non è stato testimone diretto? La trasmissione (o Tradizione, dal latino tradere, trasmettere) della Rivelazione è un’azione propria della cultura mediante la memoria delle esperienze più significative che sono all’origine e che segnano la sua storia. L’uomo, infatti, non vive in una situazione di isolamento, ma la sua vita è intessuta da una trama di rapporti e di dinamiche interpersonali che sono all’origine della sua stessa individualità e che si sviluppa in un retroterra culturale che lo precede. Non sarebbe stato possibile nessun progresso o sviluppo di civiltà, o di cultura, o di realizzazioni sociali, senza una trasmissione di esperienze, di memorie, e di conoscenze ricevute dalle precedenti generazioni. Nulla di più disastroso di qualsiasi tentativo, spesso ideologico, di rompere con un passato ritenuto inutile, superato, da dimenticare. Un vero progresso non si ottiene mai partendo da zero. L’esperienza di Israele di tramandare attraverso le generazioni la memoria dei grandi eventi salvifici operati da Dio, in particolare dell’Esodo e dell’Alleanza conclusa sul monte Sinai, va inserita in questa prospettiva antropologica fondamentale, prima ancora che religiosa. CCC 74 Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità”(1Tm 2,4), cioè di Gesù Cristo [Cf Gv 14,6 ]. È necessario perciò che il Cristo sia annunciato a tutti i popoli e a tutti gli uomini e che in tal modo la Rivelazione arrivi fino ai confini del mondo: Dio, con la stessa somma benignità, dispose che quanto Egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni [Conc. Ecum. Vat. l, Dei Verbum, 7]. Oggi «non ci sono più maestri, né discepoli. Manca lo stupore e la voglia di imparare. Prevale l’opinione sulle domande da porre. Tutti hanno persuasioni da mettere in campo. Chi ascolta? Nessuno. Il “sapere di non sapere” sembra sparito dal mondo» (Raimon Panikkar).
Non si tratta di trovare o escogitare una tecnica di comunicazione ma di essere.. testimone. (un occhio al vangelo, un occhio alla realtà). «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». (Evangelii nuntiandi, 41, 1975). L’incarnazione nasce dall’ascolto (At 1,6-8).
Inoltre, per tenere fede alla consegna del vescovo, dal mese di ottobre è stata individuata e avviata una collaborazione con la Parrocchia San Giuseppe Artigiano a Martin Pescatore per un percorso di fede partendo dal brano di 2Tm 1, 6-7.14 […] “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te”. La proposta è rivolta ai fedeli della parrocchia per sperimentare la possibilità di risvegliare, in chi partecipa, il dono della fede al fine di giungere ad una rinnovata consapevolezza, come cristiani, di essere annunciatori della salvezza. Gli incontri, guidati da don Alessandro Paone, don Pino Continisio, don Tadeusz Rozmus, e da alcuni diaconi con le loro spose, si terranno tutti i giovedì dalle ore 20:30 alle ore 21:30, a conclusione verrà proposto un ritiro spirituale di due giorni con data e luogo da stabilire.
L’incontro si è concluso con un momento di convivialità. Il prossimo si terrà sabato 18 gennaio presso la Parrocchia SS. Salvatore in Genzano.

Diacono Tomaso Antonio Ursini

Incontro di Formazione dei diaconi permanenti sul tema “La donna nel ministero di servizio diaconale”

Sabato 25 maggio la parrocchia San Giuseppe Lavoratore di Genzano ha ospitato l’incontro mensile di formazione permanente dei diaconi della diocesi di Albano a cui hanno preso parte, com’è consuetudine, anche le loro mogli.
L’incontro, che aveva come tema “La donna nel ministero di servizio diaconale”, è stato condotto da don Pino Continisio, delegato per il Diaconato permanente della diocesi di Albano e da Giuseppe Tondelli, formatore in Area educativa della diocesi di Reggio Emilia.
L’obiettivo di questo appuntamento era di mettere in evidenza il ruolo della sposa nel ministero diaconale, ministero che va letto nella sua dimensione familiare.
Dopo i saluti di rito, la giornata ha preso piede con un momento di preghiera e di riflessione partendo dalla Sacra Scrittura, con il Salmo 127. Qui il salmista mette in risalto i benefici nella famiglia dell’uomo che vive alla presenza del Signore.
Successivamente si è passati alla fase laboratoriale dell’incontro, dove diaconi e mogli sono stati divisi in gruppi, uno per ogni area di riflessione che il docente aveva preparato: sponsale, genitoriale, sociale, virtù umane e virtù divine.
Nella prima area si è chiesto di riflettere sul rapporto tra il diacono e la consorte all’interno della vita coniugale; nella seconda, invece, come i figli vivono la scelta ministeriale del papà; nella terza, è stato trattato il tema della coppia diaconale e di come essa viene percepita all’interno della comunità parrocchiale. Con la quarta area si è aperta una riflessione sull’influenza della donna, con il suo “genio femminile”, sul servizio del marito; infine, nell’area delle virtù spirituali, si è chiesto di considerare se la figura e l’esempio di Maria potesse illuminare in qualche modo l’azione della moglie nel ministero dello sposo.
Finite le considerazioni sui singoli temi, i vari gruppi si sono di nuovo riuniti per condividere le riflessioni emerse durante il laboratorio, facendo nascere un interessante confronto ed evidenziando le diverse esperienze dei presenti.
Culmine dell’incontro è stata la celebrazione eucaristica insieme alla comunità parrocchiale ospitante.
La giornata di formazione si è conclusa con la condivisione della cena che ha favorito una maggior conoscenza ed integrazione dei partecipanti. Diaconi e mogli saranno attesi a giugno nelle giornate residenziali che avranno luogo ad Assisi, dove, con gli Esercizi spirituali, si concluderà il ciclo di formazione annuale 2023-2024.

Michele, Aspirante al diaconato

    

Incontro di Formazione dei diaconi permanenti sul tema “L’ideale di Davide”

Sabato 27 aprile presso la parrocchia del SS. Salvatore in Genzano, la comunità diaconale si è riunita per l’incontro mensile di formazione permanente. L‘incontro, guidato da don Pino Continisio – delegato vescovile per il diaconato permanente –, ha avuto come tema “l’ideale di Davide”, quarta tappa della conoscenza ed approfondimento di questa grande figura.
Si è iniziato con un giro di condivisione su cosa intendiamo personalmente con il termine “ideale”; condivisione dalla quale è venuta fuori una ricchezza di idee e visioni diverse.
Don Pino ha poi dato una definizione che presenta l’ideale come strumento di sviluppo della realtà e non come obiettivo finale. Ed ancora: “Termine di confronto tra due realtà…, riconoscere che cosa unisce individui diversi…, fondando [così] la condizione del possibile”. È poi passato ad un excursus su: l’ideale di Davide; l’ideale di Gesù; l’ideale del popolo di Dio. “A partire dalla Gerusalemme celeste, è possibile individuare nella storia dei riflessi visibili, sociali, della risurrezione finale? È possibile individuare degli ideali di realizzazione del Regno, nel tempo che va dalla resurrezione di Gesù a quella finale?”
Con 2Sam e i salmi 40 e 63, ha mostrato come Davide abbia sempre più preso coscienza che l’ideale al quale egli avrebbe dovuto puntare è “essere vicini a Dio”; l’ideale che si era posto – il regno, la pace, la prosperità – è solo un mezzo per arrivare al vero ideale e Davide sente che è così, anche se non capisce come sia possibile senza raggiungere questi ideali “storici” che si limitano cioè al corso della storia e non vanno oltre. Gesù riprenderà il concetto di Regno espresso da Davide; si riallaccia a questo nelle sue predicazioni per mostrare che l’ideale storico è strettamente legato a quello escatologico, perché il Regno definitivo – l’ideale – va costruito qui ed ora nonostante gli aspetti oscuri che impregnano la storia dell’uomo, aspetti che vanno compresi e vissuti per poter contemplare il Regno finale. L’Ideale assoluto, escatologico, che Gesù chiede al Padre attraverso la preghiera (Gv 17) è la “Gloria di Dio” (Gv 17, 5) che parte dall’ideale storico: l’unità dei credenti con Lui e con il Padre. (Gv 17, 20-23). Ideale affidato alla Chiesa per attuare il Regno qui ed ora.
Infine don Pino Continisio è passato a vedere come oggi la Chiesa pensa ed esprime il suo ideale. La risposta ci viene dal Concilio Vaticano II, iniziando dalla Lumen Gentium che al n. 1 dichiara: “Cristo è la luce delle genti“ e “la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”; nella Gaudium et Spes al n. 45 leggiamo: “La Chiesa, … , a questo soltanto mira: che venga il Regno di Dio e si realizzi la salvezza dell’intera umanità…”. Infine al n. 84 di G.S. troviamo quello che possiamo definire l’ideale storico per attuare quello escatologico, ovvero l’invito alla comunità delle Nazioni di darsi “un ordine che risponda ai suoi compiti attuali, tenendo particolarmente conto di quelle numerose regioni che ancora oggi si trovano in uno stato di intollerante miseria”. Ha poi concluso sottolineando che la grazia da chiedere è quella di poter fissare lo sguardo su Cristo Risorto affinché viviamo il nostro “ideale storico” alla luce di quello escatologico e perché ogni vocazione si collochi nel meraviglioso disegno di salvezza.
Il pomeriggio di formazione si è concluso con la messa celebrata insieme alla comunità parrocchiale ed una cena condivisa.

Diacono Gabriele Tracanna

Incontro di Formazione dei diaconi permanenti sul tema “Comunione ecclesiale e corresponsabilità pastorale”

Nel pomeriggio di sabato 16 marzo si è tenuto il ritiro mensile dei Diaconi Permanenti presso la parrocchia San Bonaventura di Anzio. L’incontro, con tema “Comunione ecclesiale e corresponsabilità pastorale” è stato portato avanti in modalità laboratoriale da Giuseppe Tondelli, formatore della Diocesi di Reggio Emilia, e da don Pino Continisio, responsabile della comunità diaconale della nostra diocesi.
Proseguendo il tema della comunione ecclesiale svolto nell’incontro di gennaio, è stato letto e analizzato il brano di Atti 15, 4-29 (Concilio di Gerusalemme) soprattutto per analizzarne la metodologia con cui si svolse, per trarne insegnamenti per l’attuale fase della Chiesa Cattolica. Davanti al dilemma “circoncisione si, circoncisione no”, argomento divisivo della nascente comunità cristiana, questa non ha eluso il problema, né lo ha confinato nell’ambito liturgico, magari lasciando libertà alle varie Chiese, ma è andata al tema fondamentale che sottostava: «Cosa ci fa diventare cristiani?».
Per sciogliere tale nodo si scelse di convocare tutti e di dare a tutti la possibilità di raccontare le proprie esperienze ed esprimere le proprie opinioni in modo da far emergere non l’idea di qualcuno ma la voce dello Spirito Santo, vera guida della Chiesa che parla attraverso tutti. Prendersi tutto il tempo necessario per incontrarsi, per confrontarsi andando al cuore dei problemi e parlando francamente, in modo da poter discernere la volontà di Dio: questo è l’insegnamento anche per oggi.
Si è poi passati all’episodio del paralitico guarito (Mc 2,1-12) in cui sono stati evidenziati 4 indicatori:

  • la FOLLA, che impedisce, sia pur involontariamente, l’incontro del paralitico con Gesù
  • il TETTO, che deve essere scoperchiato per arrivare a Cristo
  • i PORTATORI, che insieme si prendono a cuore il problema del paralitico, si danno da fare, superano gli ostacoli e, per la loro fede, ottengono la guarigione e la salvezza del malato
  • il LETTUCCIO, che viene portato anche dopo la guarigione, quando non serve più.

Si è lasciato spazio agli interventi di ciascuno, in cui tra le altre cose sono emerse la COMPASSIONE come requisito fondamentale dei portatori e la necessità di ricordarsi sempre di essere bisognosi di salvezza (il lettuccio, testimone muto della nostra condizione).

Ci si è poi domandati:

  • Qual è la folla che OGGI ostacola l’incontro con Cristo?
  • Quali regole, convenzioni, abitudini vanno superati? Quali soluzioni innovative vanno trovate?
  • Cosa devo scoperchiare in me e intorno a me?

Poi tutti hanno partecipato alla Messa della parrocchia, celebrata da don Pino e dal parroco insieme a due diaconi, di cui uno, Gabriele, ha tenuto l’omelia.
Il ritiro è poi proseguito con un’agape fraterna a cui ha partecipato anche il parroco.

Massimo Fratini

           

 

Incontro di Formazione dei diaconi permanenti sul tema “Prove di Davide”.

La comunità del diaconato permanente nel suo percorso di formazione, il 24 febbraio è approdata alla parrocchia di San Giuseppe in località Frattocchie, accolti calorosamente dal parroco don Patrizio Cedeno. In questa parrocchia collabora al servizio della comunità anche il diacono Antonio Gonnella.
Il tema dell’incontro è stato “Prove di Davide “, condotto da don Pino Continisio, delegato vescovile per il diaconato permanente, che ha fatto riflettere e meditare i presenti sul “Perché Dio permette le prove nella nostra vita”. Partendo dalle testimonianze sulle prove più o meno gravi che ciascuno ha attraversato nella propria vita, don Pino ha condotto i diaconi e le loro spose a comprenderne il significato alla luce della Parola di Dio. Dopo l’incontro si è partecipati alla Santa Messa parrocchiale come segno del legame del servizio alla comunità locale e al territorio. Questo è anche il motivo per cui questi incontri di formazione vengono svolti nelle parrocchie della diocesi. La giornata si è poi conclusa con un’agape fraterna.
La comunità del diaconato permanente della diocesi di Albano è caratterizzata da una impronta familiare in quanto vi partecipano attivamente le mogli dei diaconi e aspiranti diaconi. Il diacono svolge il suo ministero in comunione con la moglie che ne condivide il percorso di formazione e il servizio là dove il vescovo lo ha inviato. Il prossimo incontro è previsto sabato 16 marzo alle 15 presso la parrocchia San Bonaventura in Anzio.
Mario Gaigher

Incontro di Formazione dei diaconi permanenti sul tema “Comunione diaconale tra le parrocchie”.

Sabato 27 gennaio 2024 dalle 15, presso i locali della Parrocchia di San Pietro in Formis, in Località Campoverde-Aprilia, si è svolto l’incontro mensile di formazione dei diaconi permanenti della diocesi di Albano, insieme alle loro spose e agli aspiranti al ministero diaconale. All’incontro, guidato da Giuseppe Tondelli, Formatore di Area Educativa della diocesi di Reggio Emilia, erano presenti don Pino Continisio, Delegato Vescovile per il Diaconato permanente, e trentaquattro tra diaconi, spose, e un candidato in formazione accompagnato dalla famiglia. «Comunione diaconale tra le parrocchie» è stato il tema dell’incontro, condotto con lo stile del “Laboratorio”. Partendo dal Salmo 132, Tondelli ha sottolineato nel testo tre indicatori: “olio, rugiada, e benedizione”, proseguendo poi con la “Spiritualità di Comunione” dal p.43 della Lettera Apostolica “Novo Millennio Ineunte” di papa San Giovanni Paolo II, ed evidenziando qui quattro punti: “lo sguardo del cuore, la capacità di sentire il fratello, la capacità di vedere il positivo nell’altro, e  il saper fare spazio al fratello”.
L’incontro è proseguito con la lettura del brano di Atti 6, 1-6, il quale fornisce alcuni strumenti per una metodologia di Cammino Sinodale:
“In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: “Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola”. Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani”.
Nel brano sono state individuate e indicate sei possibili linee di metodologia per un Cammino Sinodale: “1- si parte dal problema; 2 – si inizia una fase di ascolto; 3 – ci si interroga per risolvere alcuni bisogni; 4 – ci si confronta; 5 – si va alla ricerca di possibili soluzioni; 6 – soluzione”.  Partendo dal manifestato malcontento per la scarsa attenzione per le vedove di lingua greca, gli Apostoli convocano per un “Sinodo” i discepoli per risolvere la situazione, e chiedono di scegliere tra questi alcuni uomini di buona reputazione per affidargli questo incarico, affinché loro si possano dedicare alla preghiera e all’annuncio. Scelti i sette, vennero presentati agli Apostoli che dopo aver pregato imposero loro le mani, di fatto ordinando i primi diaconi. Su queste possibili linee di metodo si sono svolti i lavori dei laboratori. Suddivisi in piccoli gruppi, formati secondo provenienze di diverse zone pastorali, ci si è confrontati sui vari punti, condividendo al termine con tutti i partecipanti:
Gruppo 1 – Michele: abbiamo condiviso sinteticamente le situazioni delle nostre realtà parrocchiali. Sono emersi alcuni temi comuni: sempre più scarsa partecipazione dei fedeli alle iniziative parrocchiali che si traduce di conseguenza in una mancanza di operatori pastorali. Questi non sempre disponibili ad impegni consistenti e responsabili nella comunità; varie le iniziative atte a coinvolgere maggiormente i fedeli; per risolvere i problemi ci si riunisce per trovare una risposta condivisa, risposta che però a volte sembra essere già indirizzata dal parroco, mettendo in dubbio il ruolo decisionale degli operatori.
Gruppo 2 – Giulio: come problema più presente nelle nostre parrocchie, abbiamo avvertito la constatazione dell’abbandono, sempre più in aumento, da parte dei battezzati da qualsiasi tipo di pratica religiosa, a partire dalla partecipazione alla Messa domenicale. Per questo riteniamo che sia importante rivisitare la pastorale delle nostre parrocchie, orientandola non solo alla pastorale della preparazione ai sacramenti per i bambini e ragazzi, ma dedicarla anche e soprattutto a giovani e adulti, servendosi di metodi e strumenti che si possono trovare, anche collegandosi con esperienze di altre parrocchie della Diocesi.
Gruppo 3 – Gabriele: nel gruppo viene evidenziato il problema delle celebrazioni domenicali, spesso non conformi alle norme liturgiche dei riti celebrati, ma lasciate alla sensibilità personale e ai luoghi di provenienza. Inoltre, anche da parte dell’Assemblea convocata e riunita non si ha nessuna conoscenza dei riti celebrati: Quanti “concelebrano”, coscienti del significato dei segni nella celebrazione? Si dovrebbe spiegare – magari un po’ alla volta – il significato per far entrare tutti nella comprensione e dare il gusto della celebrazione.
Gruppo 4 – Tomaso: nei lavori del gruppo è emerso il problema del forte abbandono dalla partecipazione alle celebrazioni eucaristiche, ma anche nella richiesta dei sacramenti, ancora in percentuale bassa per i battesimi, ma sempre più in crescita negli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana, nel matrimonio e nel sacramento della riconciliazione. Una parrocchia ha convocato un’assemblea parrocchiale e si è incontrata per dialogare e come affrontare il problema. Si è deciso di procedere con una evangelizzazione di strada, dei gruppi guidati dal parroco, e operatori pastorali si recano al mercato settimanale e qui intercettano le persone parlandogli di Gesù.

Al termine dei lavori, l’incontro è proseguito con la celebrazione eucaristica insieme alla comunità parrocchiale, che ha animato la celebrazione con i canti, presieduta da don Pino e concelebrata dal parroco don Andrés Racionero, il quale ha ringraziato per la presenza dei diaconi e per averli scelti, come luogo dell’incontro, e dove la realtà del diaconato permanente è poco conosciuta. La giornata si è poi conclusa presso l’Oratorio parrocchiale, con l’Agape Fraterna. Il prossimo incontro si terrà sabato 24 febbraio 2024 alle 16 presso la parrocchia S. Barnaba Apostolo a Marino.

Tomaso e Simona Ursini