8 dicembre 2024

Immacolata Concezione della B. V. Maria
Lc 1, 26-38
L’Immacolata Concezione di Maria è stata proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX. Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Già i Padri della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. In Occidente, però, la teoria dell’immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù. Il francescano Giovanni Duns Scoto, riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione. Dal 1476, la festa della Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano. Sulle piazze d’Italia, predicatori celebri tessevano le lodi della Vergine immacolata: tra essi ricordiamo, San Leonardo da Porto Maurizio e San Bernardino da Siena. Nel 1830, la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una ‘’medaglia miracolosa’’ con l’immagine dell’Immacolata. Questa medaglia suscitò un’intensa devozione, e molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani. Così, l’8 dicembre 1854, Pio IX proclamava la ‘’donna vestita di sole’’ esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata. Ma quattro mesi dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l’abbondanza di grazie che dal cuore dell’Immacolata piovvero sull’umanità.
“Ho detto che Maria è degna di lode perché madre, ma non semplicemente perché madre, perché tale madre. Poiché Dio (è Dio, infatti, colui che essa partorì), che in cielo glorificherà la madre sua in maniera specialissima, ancor prima sulla terra egli si fece premura di prevenirla con grazia singolare, per cui ella potesse concepire rimanendo innefabilmente intatta e partorire restando integra. D’altra parte, era conveniente che Dio nascesse da una vergine; e era altrettanto logico che una vergine non dovesse partorire che Dio. Perciò il Creatore degli uomini, per diventare uomo, volendo nascere da creatura umana, dovette scegliere tra tutte, anzi, dovette crearla apposta, una madre che fosse degna di lui e a lui gradita. Egli volle, pertanto, che fosse vergine colei dalla quale, immacolata, egli, purificatore di ogni macchia, sarebbe nato immacolato; egli volle che fosse anche umile la madre, per essere a tutti esempio necessario ed efficacissimo di queste virtù (Bernardo di Chiaravalle, Sermoni per le feste della Madonna).
Proprio lo speciale legame dell’umanità con questa Madre mi ha indotto a proclamare nella Chiesa, nel periodo anteriore alla conclusione del secondo Millennio dalla nascita di Cristo, un Anno Mariano. Una simile iniziativa ebbe già luogo in passato, quando Pio XII proclamò il 1954 come Anno Mariano, al fine di mettere in rilievo l’eccezionale santità della Madre di Cristo, espressa nei misteri della sua immacolata concezione (definita esattamente un secolo prima) e della sua assunzione al Cielo. Ora, seguendo la linea del Concilio Vaticano II, desidero far risaltare la speciale presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della sua Chiesa. È questa, infatti, una dimensione fondamentale che sgorga dalla mariologia del Concilio, dalla cui conclusione ci separano ormai più di vent’anni. Il Sinodo straordinario dei Vescovi, che si è svolto nel 1985, ha esortato tutti a seguire fedelmente il magistero e le indicazioni del Concilio. Si può dire che in essi–Concilio e Sinodo –sia contenuto ciò che lo Spirito Santo stesso desidera «dire alla Chiesa» nella presente fase della storia. In un tale contesto, l’Anno Mariano dovrà promuovere una nuova ed approfondita lettura anche di ciò che il Concilio ha detto sulla Beata Vergine Maria, Madre di Dio, nel mistero di Cristo e della Chiesa, a cui si richiamano le considerazioni di questa Enciclica. Si tratta qui non solo della dottrina della fede, ma anche della vita di fede e, dunque, dell’autentica «spiritualità mariana», vista alla luce della Tradizione e, specialmente, della spiritualità alla quale ci esorta il Concilio. Inoltre, la spiritualità mariana, al pari della devozione corrispondente, trova una ricchissima fonte nell’esperienza storica delle persone e delle varie comunità cristiane, viventi tra i diversi popoli e nazioni su tutta la terra. In proposito, mi è caro ricordare, tra i tanti testimoni e maestri di tale spiritualità, la figura di san Luigi Maria Grignion de Montfort, il quale proponeva ai cristiani la consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali. Rilevo con piacere come anche ai nostri giorni non manchino nuove manifestazioni di questa spiritualità e devozione. Ci sono, dunque, sicuri punti di riferimento a cui mirare e ricollegarsi nel contesto di quest’Anno Mariano (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, n. 48).

P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli