XVIII settimana del tempo ordinario
In quel tempo, alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!». Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!» (Mt 15, 1-2.10-14).
La rivoluzione di Gesù: dalla religiosità esteriore (e spesso falsa), all’osservanza del “comandamento di Dio”, con il cuore e con tutta la propria vita. La Legge che Dio aveva dato a Mosè sul Sinai, doveva essere interpretata e applicata in ogni epoca alle situazioni nuove. Venne così formandosi lungo i secoli una interpretazione tradizionale della Legge, in parte anche estensiva. Tale interpretazione era chiamata “la tradizione” ed era considerata santa e inviolabile come la Legge scritta. Tra le innumerevoli prescrizioni cultuali aggiunte, c’era quella di non mangiare con mani “impure”, cioè non lavate: Gesù non lo pretendeva dai suoi discepoli, e questo scalzava l’autorità della “tradizione” sulla quale scribi e farisei fondavano il proprio potere. All’accusa di costoro, Gesù risponde con una contraccusa: con la scusa delle osservanze cultuali, scribi e farisei “trasgrediscono il comandamento di Dio”. I vv. 4-9 omessi, spiegano questa accusa di Gesù con un esempio: dichiarando i propri beni “dono sacro”, i figli potevano esonerarsi dall’usarli per aiutare i propri genitori che erano nel bisogno, “annullando così il quarto comandamento”. Gesù poi si rivolge alla folla a cui spiega che non sono le cose esterne, a rendere “impura” la persona, per esempio toccare un sepolcro o un cadavere, mangiare insieme a peccatori notori, mangiare senza lavarsi le mani, ecc. ecc., bensì i suoi sentimenti, il suo cuore profondo, che si esprimono con le parole, quando non corrispondono al volere di Dio. Gli ultimi due versetti sono una chiara condanna del fariseismo fozzilizzato con cui Gesù s’è dovuto scontrare. Il rischio che le pratiche esteriori si sostituiscano alla osservanza fedele del “comandamento di Dio” è sempre presente: esaminando la mia vita cristiana, trovo qualche ombra di “fariseismo”?
A cura di Don Gian Franco Poli