“Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare” (Sl 125,1) .
Negli occhi del Maestro, l’adultera incontra la tenerezza del Padre e in lei e attorno a lei, uno a uno, scompaiono i tasselli che compongono il mosaico che rappresenta un Dio che ti guarda solo per giudicarti, da cui nasconderti, che fa paura…
“Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”: questa donna è lavata fin dentro l’anima dalla tenerezza di un Dio diverso che, come una madre, lascia libero il proprio figlio anche di sbagliare ma è pronto ad intervenire alla prima richiesta di aiuto.
“Nessuno mi ha condannata”: il perdono segna l’inizio di una vita nuova ed è già Pasqua di risurrezione, perché riconoscere il proprio peccato è intercettare – tra mille false promesse di salvezza – l’unica che ti permette di ritrovare te stesso. E il perdono ricevuto sconvolge e diventa metodo: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12).