venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”» (Lc 5, 33-39).
Quanto è difficile staccarsi dalle nostre abitudini religiose! Anche quelle apparentemente sane e sante… Anche quelle cattoliche e che ci hanno insegnato. Non basta sovrapporre la novità del Vangelo a ciò che pensiamo di credere: ci è necessaria un’autentica conversione del cuore, un cambiamento radicale che non sempre siamo disposti a fare. Accogliere il Vangelo così com’è, metterlo in relazione con la nostra vita, con le nostre convinzioni, significa assumere un atteggiamento di umiltà, di ascolto, di discepolato. A volte ci irrigidiamo nelle nostre posizioni che ci derivano dall’abitudine: quanto è difficile cambiare qualcosa in una parrocchia! E, badate, non si discute mai dei massimi sistemi, della carità da rendere più operosa, della presenza sul territorio dei cristiani… ma degli orari delle messe e dei vestiti della prima comunione. Vale la pena interrogarsi e cambiare atteggiamento: siamo invitati alle nozze dell’agnello ed è lui il centro e il cuore del nostro agire. Con coraggio e verità lasciamo che sia la Parola di Dio a determinare le nostre scelte pastorali e non viceversa…
p style=“text-align: right;”A cura di Paolo Curtaz