martedì della terza settimana di quaresima
«Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia» (Dn 3, 25)
Oggi chiediamo misericordia. Azaria, chiede perdono del peccato del suo popolo. Il profeta, quindi, nella prova non si lamenta davanti a Dio, non dice: ma tu sei ingiusto con noi, guarda cosa ci accade adesso…. Egli afferma invece: Abbiamo peccato e noi meritiamo questo. Ecco il dettaglio fondamentale: Azaria «aveva il senso del peccato». Azaria non dice al Signore: «Scusa, abbiamo sbagliato». Infatti, chiedere perdono è un’altra cosa, è un’altra cosa che chiedere scusa. Si tratta di due atteggiamenti differenti: il primo si limita alla richiesta di scuse, il secondo implica il riconoscimento di aver peccato. Il peccato infatti non è un semplice sbaglio. Il peccato è idolatria, è adorare i tanti idoli che noi abbiamo: l’orgoglio, la vanità, il denaro, il me stesso, il benessere. L’altra faccia del perdono: dal perdono chiesto a Dio al perdono dato ai fratelli (Omelia Santa Marta, 10 marzo 2015).
Qual è la misura del mio perdono? Se io non sono capace di perdonare, non sono capace di chiedere perdono. Perciò, Gesù ci insegna a pregare così, il Padre: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Omelia Santa Marta, 10 marzo 2015).
p style=“text-align: right;”A cura di don Gian Franco Poli