Martedì – Settimo giorno dell’Ottava di Natale
Gv 1, 1-18
Le espressioni centrali del Prologo costituiscono un Inno preesistente nel quale il “Verbo” di Dio, viene esaltato nelle sue relazioni con Dio, con la creazione, con l’umanità, e viene celebrata in particolare la sua incarnazione come fonte inesausta di ogni grazia e verità. L’inno è stato poi corredato di alcune aggiunte complementari ed esplicative: i versetti su Giovanni, per esempio, sono stati aggiunti per sottolineare la parte da lui svolta come precursore, ma anche per polemizzare contro la setta dei suoi discepoli che ne esaltavano indebitamente la figura. L’evangelista inizia con il rammentare i lettori che l’origine della mirabile vita del Cristo non è la nascita di Gesù nel tempo: essa si perde nelle profondità dell’esistenza eterna di Dio. Il primo versetto afferma che a) il Verbo esiste anteriormente alla sua comparsa sulla terra; b) è diverso dal Padre, ed è quindi “persona” (“era presso Dio”); c) fin dall’eternità possiede e partecipa con il Padre l’unica natura divina. Viene poi descritto il Verbo come mediatore nell’opera della creazione, senza che venga specificato in che modo questa attività di mediatore vada concepita. A questo punto il Prologo si concentra sulla umanità alla quale, una volta incarnato, il Verbo trasmette la vita che porta in sé stesso. La comunicazione di questa vita viene descritta come “illuminazione”: il Verbo è la luce che illumina quanti vengono al mondo. Ma i rapporti di Dio con l’umanità non costituiscono un idillio, bensì un dramma: gli esseri umani hanno rifiutato la luce, non hanno creduto, nonostante la testimonianza forte e chiara di Giovanni Battista. Solo pochi hanno creduto: a questi il Verbo dà la possibilità di diventare anch’essi figli di Dio. Viene infine esplicitamente affermata l’incarnazione del Verbo che si è fatto “carne”, termine che nella Scrittura designa l’uomo dal punto di vista della sua transitorietà, della fragilità e del nulla. Nella figura terrena e storica del Figlio di Dio, divinità e umanità sono legate in una reale unità. L’ultimo versetto riassume praticamente il tema di tutto il Vangelo. Di fronte ad una pagina come questa, non mi resta che chiedere a Dio di potermi immergere nella contemplazione.
P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli