«Non ho trovato nessuno con una fede così!».
La nostra vigilanza e la nostra speranza non si basano sulla sicurezza di requisiti umani. Non saremo salvati perché abbiamo “le carte in regola” o perché, a conti fatti, possiamo esser certi di meritarcela a buon diritto. All’inizio del nostro itinerario di Avvento, mentre già contempliamo la salvezza nell’umiltà del Bambino di Betlemme, Gesù non si stanca di dirci che gli ultimi saranno i primi nel suo Regno e oggi lo fa lodando la fede del centurione, un pagano nel cui cuore la grazia di Dio compie meraviglie.
La nostra vigilanza allora deve essere operosa nella speranza, nella fiducia riposta unicamente in Dio. Dio cerca e ama con predilezione i cuori poveri, consapevoli della propria nullità, ma proprio per questo totalmente aperti alla Grazia, unicamente affidati alla sua forza.«Io non sono degno che entri sotto il mio tetto!». Sì, Gesù non fa altro che continuarci a mostrare un Dio infatuato degli ultimi, dei piccoli. Di questi Dio si compiace a tal punto da ricolmarli di tutto se stesso.