sabato – VI giorno fra l’Ottava di Natale
[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui (Lc 2, 36-40).
Accanto alla figura di Simeone, dotato di carisma profetico, Luca presenta la corrispondente figura femminile dell’ormai vecchia profetessa Anna. L’evangelista mette in evidenza il lungo periodo della sua vedovanza, cosa che la rendeva persona degna di particolare onore secondo la mentalità ebraica, poiché le vedove che dopo la morte del marito non si risposavano, godevano di un’alta considerazione. Come Simeone, anche Anna è l’incarnazione dell’attesa del Signore. Il fatto che “non si allontanava dal Tempio” non significa che vi abitasse: è un’espressione un po’ iperbolica per dire che vi si recava tutti i giorni. Ella dà testimonianza – anche se il vangelo non ci riferisce alcuna sua parola – sul significato di Gesù per quanti attendevano con desiderio la redenzione: “lodò Dio e parlò a tutti quelli che attendevano la redenzione di Gerusalemme”, città che in quanto capitale rappresentava tutto il popolo d’Israele. La sua qualità di profetessa dà alle sue parole, come a quelle di Simeone, importanza e autorità. La coppia Simeone/Anna fa pendant con la coppia Zaccaria/Elisabetta e preannuncia un tema importante del vangelo di Luca: uomo e donna stanno insieme fianco a fianco davanti a Dio, sono uguali nella dignità e nella grazia, hanno ricevuto gli stessi doni e hanno le medesime responsabilità. Come Simeone ed Anna, anche io “do testimonianza a Gesù”?
A cura di Don Gian Franco Poli