L’umile conoscenza di sé è riprova dell’intervento di Dio.
Dinanzi all’entusiasmo degli abitanti di Listra che intendono offrire sacrifici a Paolo e Barnaba a causa della guarigione dello storpio, l’Apostolo è costretto a gridare “siamo esseri umani, mortali come voi”. Diciamolo francamente: chi non si sarebbe attardato un po’ per godere qualche attimo di quella gloria, gli applausi, l’onore…? Ma il discepolo di Gesù è anche lui figlio della risurrezione: è perfettamente consapevole che ogni dono straordinario viene da Dio. Sa di essere stato scelto e mandato dal Padre (v. 24) ed è già tutta qui la sua ricompensa. Egli è sempre uguale a se stesso e «quando viene magnificato ed esaltato dagli uomini non si ritiene migliore di quando è ritenuto vile, semplice e spregevole, poiché sa bene che quanto l’uomo vale davanti a Dio tanto vale e non di più» (S. Francesco).