Che fatica rinnegare quella che sembra essere «la propria vita»! È il salto “impossibile” che il Signoreci chiede, come lo ha chiesto a Geremia, come lo chiede ai discepoli. Finché la croce continuerà ad essere solo la somma dei “malanni” e contrarietà che ci accadono, non abbiamo ancora imparato nulla.La croce non è la prospettiva della nostra esistenza, ma ne costituisce per così dire il punto di svolta, il punto esatto dove volere di Dio e volere dell’uomo o si schiantano o si stringono in uno. Serve accogliere una Volontà spesso diversa da noi. Allora ci accorgiamo di non vivere più solo una vita “nostra”, ma di essere entrati nella Sua: la vita di Dio è la vita che non si perde, ma rimane eternamente.